[Dialogante 2] Propongo di
continuare la riflessione su ciò che stiamo facendo e dicendo.
[Dialogante 1] D’accordo.
Purtroppo però il ‘fare’ non è più per noi. Ci resta solo il ‘dire’, anche se
non ne abbiamo più molto.
[Dialogante 2] Possiamo
sempre ripetere, magari con altre parole e ci sarà sempre qualcuno a cui
sembreranno dette per la prima volta.
[Dialogante 1] Ma per
ripetere – e per più volte – cose dette e ridette, occorre una buona dose di
stupidità o di convinzione. Abbiamo tutte’e due, ma non credo in misura
eccedente la norma.
[Dialogante 2] Quindi
diciamo cose che possono convincere anche altri.
[Dialogante 1] Sì, senza
neppure sprecare troppe energie.
[Dialogante 2] Vuoi dire
che sono ovvie?
[Dialogante 1] A noi ormai,
dopo averle ripetute mille volte, sembrano ovvie.
[Dialogante 2] Ma se lo
sono, come mai siamo i soli a dirle?
[Dialogante 1] Tanto per
cominciare, non siamo i soli. Le hanno dette in tanti, anche molte prima di
noi, forse con parole un po’ diverse.
[Dialogante 2] Che contano
le parole, quando la sostanza è la stessa.
[Dialogante 1] La sostanza
può essere la stessa se non lo sono le parole?
[Dialogante 2] Penso di sì,
altrimenti non sarebbero possibili le traduzioni.
[Dialogante 1] E sono
possibili? Ciò che viene detto in una lingua è identico alla sua traduzione?
[Dialogante 2] Sì, entro un
margine di approssimazione. No, senza quel margine.
[Dialogante 1] E quando la
traduzione avviene da un linguaggio, un sistema segnico a un altro, per esempio
dal pittorico al verbale o al musicale, dal gestuale al grammatico?
[Dialogante 2] Che domanda!
Ovviamente è metaforico parlare di ‘traduzione’.
[Dialogante 1] Le metafore
costituiscono una forma di linguaggio?
[Dialogante 2] Mi sembra
che stiamo esagerando con le divergenze.
[Dialogante 1] Non
dimentichiamoci di uno strumento fondamentale per IMC: l’arresto.
[Dialogante 2] Quando
applicarlo?
[Dialogante 1] Quando di
una cosa ne abbiamo abbastanza.
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