venerdì 5 dicembre 2014

Tratta XXIV.2 – Non vedo perché dovrei vergognarmi e nasconderlo




[In linea generale non mi piace, non mi diverte parlare o scrivere di me. Mi conosco abbastanza (con buona pace di Socrate), e delle parti di me che non conosco sono assai poco interessato. Qualche volta tuttavia capita anche a me di autoosservarmi, più spesso però di osservare ciò che dico e faccio. Nella metafora cui spesso adottata è come se i due interlocutori fittizi si chiudessero nello scompartimento riservato di un vagone. Non so se siano ancora in uso i vagoni a scompartimenti separati. Ricordo che da ragazzo un vagone che non fosse a scompartimenti non era per me un vero vagone ferroviario ma piuttosto un tram indegno di veri viaggi. Agli psicanalisti di trarne delle conseguenze sul piano psichico. Anche gli scompartimenti comunque avevano il difetto di doversi condividere con degli sconosciuti, c’era però sempre la speranza che questi scendessero prima di noi (il noi a quel tempo si riferiva per lo più a me e mia madre). Altra cosa era quando – raramente – lo scompartimento era di vagone letto, dove c’era da star sicuri che non sarebbe entrato nessun altro.
Evidentemente la mia socialità era piuttosto scarsa e tale è rimasta anche quando le mie scelte di vita mi hanno portato verso la più ampia condivisione di tempo e luoghi. Così per esempio, nel decidere su come presentare il testo di questi ponti, ho scelto una duplicazione dell’io narrante che mi permettesse il dialogo senza uscire da me stesso. Per rendere più accettabile il mio egocentrismo ho anche proposto la parabola dell’ Io alla sesta[1], dove l’io raggiunge i confini del cosmo.
Tutto questo per fare ammenda del mio egoismo, per riscattarlo agli occhi miei e degli altri?
No di certo. O che il mio egoismo sia congenito o anche acquisito dall’educazione materna, non vedo perché dovrei vergognarmi e nasconderlo. Il problema – non so quanto riflesso – per me è stato strapparlo alla sterilità e renderlo fruttifero. È in questo sono stato aiutato da tre fortunate circostanze: l’aver assistito (non partecipato) al Sessantotto, l’avere incontrato Paola Bučan, l’essermi trasferito a Cantalupo.]


[1]             Volume V, Applicazioni comunicative, [18] Parabole, n. 82, pag. 152.

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