Mattino presto. Pioggia sottile, o
nebbia addensata. Primi anni Trenta.
Il treno corre veloce per la Lüneburger Heide. Scaglie di fuliggia
fuoriuscite dagli sfiatatoi della grande locomotiva, si mescolano alle gocce e
imbrattano i vetri delle vetture, ma penetrano anche all’interno. Mia madre mi
raccomanda di non toccarmi la faccia.
Fuori i boschi di abete si alternano a
radure con qualche casa del tetto spiovente. In basso, tra l’erba, ogni tanto
una famiglia di caprioli, mentre, posata sui rami alti o in pesante volo poco
sopra gli alberi, le poiane dalle ampie ali fanno sentire, presumibilmente il
loro verso, quasi miagolio di gatto in amore.
Su tutto il ‘canto’ spiegato della
ruote che, solo qui in tutto il mondo, i treni intonano a contatto col suolo
sabbioso della Lüneburger Heide.
………
Ottobre 1942. Monte Mario, forse altura
dell’Insugherata. Sera.
Ho fatto buona caccia. Buona, s’intende,
per un quindicenne appassionato di coleotteri, ma ancora principiante. La
campagna è tutta un ronzio, quasi un dolce rumore. È il volo di migliaia di Bubas bison, bel coleottero stercoraro,
con testa e corsaletto fantasticamente incisi e farciti di protuberanze. Ogni
tanto il suono più basso e il volo più veloce di un Geotrupes spiniger mi spinge ad abbassare istintivamente la testa.
È un pacifico popolo di mangiatori di sterco che mi circonda. L’unico a non
essere pacifico sono io, la cui boccetta nereggia dei loro cadaveri, troppo
pochi per danneggiare le speci, ma in buon numero per arricchire la mia
collezione.
………
Estate 1972
Gracidio di rane a Settignano, alle
porte di Firenze.
Ormai sono sicuro. Questa ragazza,
costi quel che costi, non posso, non debbo perderla. Chiedo alle rane. Mi
rispondono: gra, gra. È la convalida definitiva.
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