[Dialogante 1] Insisti,
anche se non apertamente, a darmi dell’utopista. A parte il fatto che non mi
sento offeso per questo, continuo a essere convinto che senza una radicale
revisione della scuola e delle sue finalità non c’è futuro per l’umanità.
[Dialogante 2] Il punto,
però, non è questo. Dal fatto che la scuola debba cambiare si discute ormai da
decenni, ma sul come non c’è accordo.
In alcuni casi, come nei tentativi più recenti, sembra addirittura che la
soluzione ai problemi formativi di oggi vada ricercata nella scuola di ieri.
Senza escludere parziali ritorni al passato, questi dovrebbero scaturire da un’analisi
del presente condotta con strumenti analitici aggiornati…
[Dialogante 1] … strumenti
che non posso essere interni a una qualsiasi cultura, anche evoluta, come la
nostra, e neppure a una sedicente ‘supercultura’ (ancora una volta, come la
nostra), bensì devono essere costruiti ‘metaculturalmente’, cioè su basi sì
culturali (di qualsiasi cultura) ma metaculturalmente riflesse.
[Dialogante 2] Parli come
se tutti ti capissero quando parli di ‘riflessione metaculturale’.
[Dialogante 1] Hai ragione,
ma ho disseminato tutti questi scritti di dettagliate spiegazioni dei termini
usati, cosicché è molto improbabile che un visitatore, anche distratto, di
questi Indagini e Dispersione non si sia imbattuto in
qualcuna di queste.
[Dialogante 2] Il problema
non è se il visitatore si sia imbattuto o non in una di queste spiegazioni e
neppure se l’abbia capita (c’è ben poco da capire). Il problema è se, avendola
capita, ne condivide il concetto. L’identità culturale, oggi, nell’età della
globalizzazione di tutto, è nuovamente avvertita come centrale, mentre la
formazione di una coscienza non banale e l’accettazione diffusa di IMC è
alquanto problematica.
[Dialogante 1] Non si vuole
capire che IMC nasce proprio per garantire le individualità personali – tribali,
nazionali, religiose, etniche – a fronte della necessaria e inevitabile
globalizzazione.
[Dialogante 2] È
effettivamente difficile, non tanto capire, quanto gestire nella quotidianità
questa duplice, contraddittoria ottica, particolaristica e globale a un tempo.
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