Di Schubert conoscevo solo Ständchen, che mi sembrava troppo ‘mediterranea’
(per me i ‘veri’ mari erano il Mare del
Nord e il Baltico) e l’Ave Maria, che aveva il torto di essere
un’Ave Maria. Poi un giorno, per caso
udii alla radio Die Krähe[1]
(sarà stato il 1937) e per anni non riuscì a togliermela dalla mente finché,
molti anni dopo venne a conoscenza di tutta la Winterreise e fu l’inizio di un’amicizia – purtroppo unilaterale – per
la vita.
………
Un’altra amicizia unilaterale la devo,
sempre via radio, ai settimanali Concerti
Martini e Rossi, che mi fecero conoscere l’una dopo l’altra, tutte le Sinfonie di Beethoven, che mi fecero
convinto – sbagliando – di essere nato per la musica. Dopo tutto quelle Sinfonie le aveva scritte lui, non io.
………
Un terzo caso, anche questo per la
vita, lo devo a un Büchlein, un
libretto scritto per una tale Anna
Maddalena e, poco dopo, al No. 9 di una raccolta da cui si sceglievano
alcune composizioni da presentare all’esame di pianoforte in Conservatorio.
Solo molto più tardi avrei incontrato Cantate
e Passioni.
………
Di Chopin sono stato appassionato amico
per una decina d’anni, durante i quali imparai tra l’altro tutti e ventiquattro
gli Studi – che riuscii a eseguire
decentemente – la prima e la quarta Ballate
ecc. ecc. Ma il mio amore per lui passava – fisicamente – per le dita e solo in
seguito soddisfaceva pienamente anche il cervello. Questo amore restò poi
latente per decenni per riaffiorare infine quando le dita avevano dimenticato i
tasti del pianoforte.
………
L’ultima ‘cotta’ musicale è assai più
recente e non si è ancora sedimentata in una condizione di stabilità emotiva. A
dirla tutta, non solo Mahler, ma tutti gli autori che mi hanno segnato non
hanno raggiunto in me questa condizione, e continuano ad agitarmi, e questa
loro agitazione è la mia vita.
[1] Poesia
di Wilhelm Müller (1794-1827) messa in musica da Franz Schubert nella Winterreise, op. 89 no. 15, D. 911 no. 15 (1827).
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