sabato 22 novembre 2014

Tratta XXII.6 – Tracotante comportamento…



[Dialogante 1]  Hai appena detto che per sopravvivere dobbiamo rinunciare alla crescita. Di che cosa? Non credo del nostro cervello, che non ha probabilmente alcuna necessità di crescere, anzi potrebbe essere utile che regredisse un poco. O piuttosto, anziché regredire, basterebbe che indirizzasse altrove le sue energie.
[Dialogante 2]  Cosa intendi con ‘altrove’?
[Dialogante 1]  Non alla crescita materiale, ma alla redistribuzione più equilibrata dei suoi prodotti.
[Dialogante 2]  E pensi che questo basterebbe?
[Dialogante 1]  Forse, in una prima fase. Subito dopo o addirittura contemporaneamente, credo si dovrebbe pensare a una diversa utilizzazione del nostro ipertrofico cervello.
[Dialogante 2]  Hai qualche idea in proposito?
[Dialogante 1]  Non sono io ad averne, è il nostro stesso essere uomini che ce ne offre. Anzitutto il pensiero che è gratificante per sé, indipendentemente da ciò che produce, così come è gratificante camminare anche senza partecipare a una maratona. Poi tutte le attività che si fanno per il piacere di farle, e di farle sempre meglio, anche senza un traguardo o competizione.
[Dialogante 2]  Così si riunisce settimanalmente nel nostro Centro Metaculturale un gruppo di giovani e meno giovani per un’attività di ricerca sul disegno, volta unicamente allo studio della nostra mente entro progetti di composizione visiva. La frequenza e l’impegno dei partecipanti, nonché il loro evidente piacere dimostrano sufficienza la ricchezza anche emotiva di questi incontri.
[Dialogante 1]  Così come per anni abbiamo potuto osservare nelle esperienze di composizione musicale di base condotte con bambini di scuole primarie.
[Dialogante 2]  Probabilmente anche nelle attività finalizzate alla produzione di guadagno una buona parte di esse produce anche piacere e soddisfazione di per sé e continuerebbe a farlo anche se è guadagno calasse di molto.
[Dialogante 1]  Un poeta, un pittore, un musicista solo in seconda istanza cercano il successo e la conseguente agiatezza. Sono ben noti i casi di artisti costretti in vita all’indigenza per poi aver arricchito oltremisura gli eredi. Dico questo non per evidenziare il fatto che essi hanno comunque prodotto ricchezza monetabile, ma per dimostrare che il loro lavoro non era primariamente legato al guadagno e neppure al benessere materiale bensì a una sorta di necessità vitale.
[Dialogante 2]  Si tratta comunque di eccezioni. L’uomo comune lavora per guadagnare, per migliorare il suo stato sociale, le sue condizioni di vita.
[Dialogante 1]  Se è così, è perché la cultura glielo impone con i modelli della concorrenzialità e della crescita infinita. Dubito però che le cose stiano a questo modo.
[Dialogante 2]  In ogni caso la duttilità della specie umana le permetterebbe di conformarsi a una cultura diversamente indirizzata.
[Dialogante 1]  Se quindi d’accordo che una cultura non esclusivamente asservita al guadagno e alla crescita formerebbe una società non produttivistica, o meglio con un’altra idea di produzione da quella oggi dominante.
[Dialogante 2]  Altre culture, soprattutto orientali, non sembra abbiano avuto questa ossessione per il ‘di più’, per la crescita e il progresso. Tutt’al più accettavano la disparità delle caste, ciascuna delle quali sostanzialmente immobile nel suo status sociale. Forse il solo Occidente si è lanciato con tanta determinazione oltre le colonne d’Ercole.
[Dialogante 1]  Oggi però, tutto o quasi il genere umano sembra essersi lanciato oltre le frontiere dell’ecologicamente compatibile. Non per nulla la parola ‘sfida’ è tra le più usate nel mondo imprenditoriale e perfino in quello delle scienze.
[Dialogante 2]  … Più che alla sfida, credo che dovremmo dedicarci seriamente a un accordo pacifico tra di noi e tra noi e il nostro pianeta.
[Dialogante 1]  Non dovremmo dimenticarci che non è il pianeta ad appartenerci ma noi a lui.
[Dialogante 2]  I Greci avevano un bel termine per designare il comportamento tracotante degli uomini nei confronti della divinità: hybris. E gli dei rispondevano con la nemesi. Attenta, umanità!

Nessun commento: