[Dialogante 1] Un po’
buonista la strana conclusione di ieri! Un’offerta di amicizia in situazione di
inferiorità verrà probabilmente interpretata come un atto di viltà.
[Dialogante 2] Per noi
umani la viltà è da disprezzare, il coraggio da lodare. Eppure il coraggio ne
uccide di più che la viltà.
[Dialogante 1] Non è
questione di chi ne uccide di più. I valori in gioco non si misurano in numero
di vite guadagnate o perdute. Sono le culture a definirli. Gli animali non
sociali non conoscono la viltà e neppure il coraggio. La gazzella che reagisce
a un leone con la fuga non è più vile di una che reagisce a cornate. La prima
ha solo più probabilità di successo e la natura la premia per questo.
Ovviamente i termini ‘natura’ e ‘premia’ sono unicamente nostri.
[Dialogante 2] Quindi tu
neghi valore ‘assoluto’ alla virtù.
[Dialogante 1] Non fare lo
scemo. Sai quanto me che la nostra contrapposizione è fittizia.
[Dialogante 2] Sì, ma le
contrapposizioni con altri non lo sono, mentre sarebbe bene che lo fossero.
[Dialogante 1] Un attacco
di buonismo come sopra?
[Dialogante 2] Sarebbe
forse bene distinguere tra ‘buonismo’ e ‘tattica di sopravvivenza’.
[Dialogante 1] Credi che
siano distinguibili?
[Dialogante 2] Il problema
è piuttosto: conviene farlo, sempre ai fini della sopravvivenza?
[Dialogante 1] Il problema
della ‘convenienza’ mi sembra già inquinato da ipocrisia.
[Dialogante 2] Un tipico
giudizio da moralista.
[Dialogante 1] Non meno
inquinato del tuo.
[Dialogante 2] Qui la
nostra contrapposizione rischia di farsi autentica.
[Dialogante 1] Quando c’è
di mezzo la morale…
[Dialogante 2] E se la
eliminassimo del tutto, sostituendola per esempio con il concetto di ‘idoneità
a una certa situazione’?
[Dialogante 1] Sarebbero
troppe le divergenze come lo sono le situazioni e i modi di vederle.
[Dialogante 2] E se al suo
posto mettessimo la idoneità alla
sopravvivenza?
[Dialogante 1] Ci stiamo
provando.
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