venerdì 7 novembre 2014

Tratta XXI.4 – Exegi monumentum aere perennius



[Dialogante 2]  Perché un libro, un altro libro dopo tutti quelli che, in un mono o nell’altro parlano di IMC? Non basterebbe la diffusione via internet, come per i Postini, probabilmente più consona alla veste aforistica?
[Dialogante 1]  Anche i Postini, comunque, mi piacerebbe – e credo tu sia d’accordo – vederli raccolti in un volume. Sarà senz’altro la portata di una millenaria ‘cultura del libro’, ma la soddisfazione di tenere in mano un oggetto di propria fattura è altra cosa che vedere apparire e scomparire il fantasma su una superficie luminosa incapace di trattenerlo.
[Dialogante 2]  Debolezza forse perdonabile dopo mesi di fatica per assemblarlo.
[Dialogante 1]  Nonostante il computer e l’infinita replicabilità, il libro resta ancora un oggetto di grande attrattiva sia per chi intende scriverlo, sia per chi vuole leggerlo o anche solo possederlo.
[Dialogante 2]  Il libro, come tutti gli oggetti solidi, dà l’illusione dell’eternità, mentre sappiamo che nel migliore dei casi non supererà la durata di qualche decennio.
[Dialogante 1]  Ma il contenuto, quello sì potrebbe sopravvivere per secoli…
[Dialogante 2]  … anche se nella stragrande maggioranza dei casi deperisce più presto del libro stesso.
[Dialogante 1]  A noi tuttavia spesso basta averlo tenuto in mano o visto allineato su uno scaffale per placare la nostra vanità.
[Dialogante 2]  Exegi monumentum aere perennius[1]
Orazio non nasconde la sua vanità, perché dovremmo farlo noi?
[Dialogante 1]  Ed eccoci alle prese con questa Tratta. Ma ci è rimasta ancora ‘sostanza’ sufficiente da riempire un nuovo libro di impostazione metaculturale?
[Dialogante 2]  Spero che il problema non sia la ‘sostanza’, che è possibile attingere a nostro piacere dall’intera biblioteca mondiale della cultura da rivisitare metaculturalmente. Il problema è la nostra limitatezza. Ma anche questa non è un problema.



[1]             Incipit dell’Oda XXX del Libro III delle Ode di Orazio.

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