[Dialogante 2] Continuo a
domandarmi, ma senza riuscire a darmi una risposta, chi guida il mio pensiero
in una direzione piuttosto che in un’altra, visto che nel sonno per esempio
sembra guidarsi da solo. Ma da sveglio?
[Dialogante 1] Verrebbe da
dire: sei tu, il tuo io, se significasse
qualcosa.
[Dialogante 2] Ma in quanti
siamo in questo io?
L’io che pensa.
L’io che gli dice cosa pensare.
L’io che controlla se l’io che pensa pensa effettivamente ciò che l’altro gli dice di pensare.
L’io che distingue l’io che pensa da quello che lo indirizza e tute e due da quello che controlla, e ancora:
l’io che pensa da ciò che pensa, e così via.
L’io che pensa.
L’io che gli dice cosa pensare.
L’io che controlla se l’io che pensa pensa effettivamente ciò che l’altro gli dice di pensare.
L’io che distingue l’io che pensa da quello che lo indirizza e tute e due da quello che controlla, e ancora:
l’io che pensa da ciò che pensa, e così via.
[Dialogante 1] Così
pensati, sono in troppi. Conviene ridurne il numero.
[Dialogante 2] Allora a uno
solo che fa tutte queste cose.
[Dialogante 1] E come?
[Dialogante 2] Riflessivamente,
come quando si ripiega un foglio di carta.
[Dialogante 1] Ma chi lo
ripiega?
[Dialogante 2] Ancora un
altro io, …
[Dialogante 1] … ben
distinto da quelli ripiegati…
[Dialogante 2] … che, tutti
insieme non fanno che costituire un altro io.
[Dialogante 1] Stiamo
descrivendo un’operazione ricorsiva, di cui il cervello evidentemente è capace.
[Dialogante 2] È capace,
certo, ma chi gli dice perché e quando iniziarla?
[Dialogante 1] Vuoi farmi
ricominciare ma capo, ma io non ci sto.
[Dialogante 2] Chi non ci
sta?
[Dialogante 1] Io.
[Dialogante 2] Quale io?
spiegati meglio.
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