domenica 29 giugno 2014

Tratta XV.3 – L'abitudine all'autocontrollo




[Dialogante 1]  La precedente tratta costituisce indubbiamente una parentesi, anche se non è segnalata graficamente.
[Dialogante 2]  Indubbiamente?
[Dialogante 1]  Si fa per dire. Ma quante parole spendiamo ‘così per dire’!
[Dialogante 2]  Forse la maggior parte di quelle che usiamo.
[Dialogante 1]  Vorrebbe dire che le parole non ci servono solo per comunicare…
[Dialogante 2]  … o forse che la comunicazione non serve solo a trasmettere concetti, ma anche, e forse soprattutto, a creare un contatto, ‘un ponte’ che ci faccia colmare la distanza tra noi e il nostro prossimo.
[Dialogante 1]  È la stessa funzione che ha l’ululato dei lupi o il canto degli uccelli.
[Dialogante 2]  Forse non proprio la stessa. Può darsi addirittura che le parole pronunciate ‘così per dire’ siano meno significative del cinguettio di un passero.
[Dialogante 1]  La ‘significatività’ delle parole non dipende solo da queste ma in buona parte dalla situazione al contorno; spesso ci informano su quest’ultima mentre il significato effettivamente espresso dalle parole è tutt’un altro.
[Dialogante 2]  Le informazioni che ci giungono attraverso di esse non si ritrovano nei vocabolari.
[Dialogante 1]  Le parole si ritraggono dietro il loro suono…
[Dialogante 2]  … o anche dietro la gestualità che le accompagna.
[Dialogante 1]  Come dire che regrediscono allo stato di formazione primaria…
[Dialogante 2]  … cioè non finalizzate alla trasmissione di significati.
[Dialogante 1]  Penso che dovremmo badare a questo scendimento…
[Dialogante 2]  … non tanto per evitarlo quanto per farlo rientrare nella funzionalità significante, come credo si faccia nelle scuole di recitazione.
[Dialogante 1]  A questo punto qualcuno dirà: ma lasciateci parlare come ci pare! Liberi almeno nelle parole!
[Dialogante 2]  Forse l’abitudine all’autocontrollo è proprio ciò che ci rende liberi.
[Dialogante 1]  Forse… sempre forse!

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