sabato 28 giugno 2014

Tratta XV.2 – Una maggioranza



[Dialogante 2]  Il tuo “credo” esprime un dubbio o una certezza? Il verbo ‘credere’ è ambiguo.
[Dialogante 1]  Certo, è strano che lo si sia scelto per affermare il fondamento di una fede.
[Dialogante 2]  Forse non è questo che si vuole affermare ma il nostro atteggiamento nei suoi confronti: c’è una fede e ci sono io che l’affermo.
[Dialogante 1]  L’affermi per te o per tutti?
[Dialogante 2]  E come potrei, essendo io uno, affermarla per tutti?
[Dialogante 1]  Se fosse così, non ci sarebbe nulla da obbiettare. Ma che senso avrebbe affermare un’ovvietà?
[Dialogante 2]  Il fatto di affermarlo presuppone che non sia un’’ovvietà’ e che ci possa essere qualcuno non d’accordo.
[Dialogante 1]  Il punto è: questo qualcuno, per il fatto di non condividere un’’ovvietà’, è da condannare?
[Dialogante 2]  Dipende.
[Dialogante 1]  Da che?
[Dialogante 2]  Da quanto questa ovvietà è condivisa.
[Dialogante 1]  Cioè, se ho capito bene, non da circostanze fattuali, ma dall’opinione di alcuni.
[Dialogante 2]  Quanti debbono essere questi ‘alcuni’ per determinare un’’ovvietà’?
[Dialogante 1]  Certo una maggioranza!
[Dialogante 2]  Quindi toccherebbe prima stabilire quando, in che condizioni un certo numero di persone –quali, quante?– costituiscono una ‘maggioranza’.
[Dialogante 1]  Supponiamo che tutto –numero, condizioni, opinioni, certezze confluiscono in un’accettazione condivisa– che ne concludiamo? che il nostro ‘credo’ abbia perso di ambiguità?
[Dialogante 2]  Se lo avesse fatto avremmo perso la nostra maggiore ricchezza.
[Dialogante 1]  Credi?
[Dialogante 2]  Credo.

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