[Dialogante 1] Indubbiamente
i linguaggi sono le grandi tratte
attraverso cui transita il pensiero umano.
[Dialogante 2] Un po’
magniloquente ma sostanzialmente giusto. Ma come ci raggiungono i linguaggi?
[Dialogante 1] … Non saprei
dire di preciso. Credo che la specie umana abbia da qualche parte del cervello
un centro deputato appunto alla ricezione, decodificazione, rielaborazione
concettuale dei linguaggi…
[Dialogante 2] … e non solo
di quelli verbali, anche di quelli gestuali, visivi, auditivi.
[Dialogante 1] Forse la
maggior parte dei linguaggi impegnano più o meno tutti i canali sensoriali di
cui disponiamo.
[Dialogante 2] E non si
limita certo alla componente sensoriale. Ciò che più conta e l’elaborazione dei
dati in arrivo realizzata da varie parti del cervello sulla base di schemi
interpretativi a loro volta ricavati e immagazzinati in pacchetti confezionati
per l’uso collettivo dalla 'cultura’.
[Dialogante 1] Ne parli
come se in questo lavoro di ricezione, immagazzinamento, confezionamento
culturale non tutto fosse in ordine e presentabile alla luce del sole.
[Dialogante 2] In effetti
non tutto lo è. O piuttosto lo è, ma solo se lo presentiamo e lo valutiamo
nella luce culturale che gli compete.
[Dialogante 1] E come
facciamo a sapere se la 'luce culturale’ è quella giusta?
[Dialogante 2] Giusta per
che cosa? Non credo che ci sia una giustezza ‘assoluta’, buona per tutte le
situazioni…
[Dialogante 1] Perché ci
ritroviamo sempre allo stesso punto? È un passaggio obbligato per il pensiero
democratico; per superarlo non c’è che la deriva assolutistica IMC?
[Dialogante 2] Se non è IMC
è qualcosa che gli somiglia molto e che abbiamo già conosciuto sotto altri
nomi…
[Dialogante 1] … e allora
poco importa come la vogliamo chiamare.
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