(Frammento di Nunc stans, de Jean Dubuffet)
[Dialogante 1] Parliamo
spesso –mai troppo tuttavia– di scuola e di formazione; troppo poco tuttavia
nella vita adulta, postscolare, quasi che gli occhi siano tutti fatti e nulla
resti da fare se non rassegnarsi alle cose come sono…
[Dialogante 2] … mentre le cose sono in perenne
movimento. Non sappiamo in quale direzione e soprattutto non sappiamo se usare
per questo movimento il termine ‘evoluzione’…
[Dialogante 1] … ma che non
restino ferme, su questo possiamo concordare.
[Dialogante 2] E allora il
problema è come guidare il cambiamento senza che esso si fermi o ripercorra
tratti già percorsi, per non cadere in una ripetitività senza via di uscita.
[Dialogante 1] A questo
dovrebbe avere preparato già la scuola, ma se non lo ha fatto, è l’età adulta
che deve educarci da sola…
[Dialogante 2] … al
diverso, all’imprevedibile, fino all’ultimo, definitivo cambiamento.
[Dialogante 1] È la via
faustiana, occidentale, complementare all’altra, che, più che una via, si
direbbe una stasi fondata sulla compresenza delle alternative.
[Dialogante 2] Che vuoi
dire?
[Dialogante 1] Sia data
un’alternativa semplice: cioè due scelte possibili per prendere una decisione.
Secondo la nostra tradizione, aut-aut,
o si prende l’una o si prende l’altra. C’è però una terza via che c’appare
illogica, che però è ammessa nella teoria dei quanti, in forme di pensiero
magico o mistico, diffusa, oltre che in oriente, anche da noi in particolari
momenti della nostra storia. Ed è quella che ho chiamato della compresenza
delle alternative: il sì e il no contemporaneamente nello stesso
luogo.
[Dialogante 2] È una via
che di fatto nega il movimento o meglio lo riassorbe nell’idea di stasi, un po’
come l’eterno ritorno di Nietzsche si risolve in un eterno nunc stans.
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