[Dialogante 2] All’immagine
‘compatta’ del mondo possiamo porre un’immagine ‘lassa’, in cui la materia è a
tal punto rarefatta da essere ben rappresentata dal concetto di ‘vuoto’.
[Dialogante 1] Vedo che ti
stai nuovamente arrampicando sugli specchi per rendere accettabile una delle
tue idee balzane.
[Dialogante 2] Non più
dell’idea einsteiniana E=mc2 o di quella newtoniana F=ma, dove sia E
che F sono poco più che lettere dell’alfabeto.
[Dialogante 1]
Se è per questo, anche c ed a hanno un grado di ‘realtà’ poco
superiore…
[Dialogante 2] … e m è perfettamente comprensibile solo se
ti cade in testa.
[Dialogante 1] Ma lasciamo
perdere queste oziose considerazioni e torniamo alla tua balorda ipotesi di un
mondo ‘vuoto’. Quali ne sarebbero le conseguenze per la nostra osservazione?
[Dialogante 2] Potrebbero
essere diverse:
a) la
percezione è solo mentale e non c’è nulla che le corrisponde in un mondo
‘reale’
b) la stessa
realtà è indistinguibile dal pensiero (“La vida es sueño”, Calderón[1])
c) la nostra
percezione è ‘culturale’
d) il ‘pieno’
–il mondo reale– non è che ‘il vuoto percepito’
e) il ‘vuoto’
ha molte specificazioni; noi siamo una di queste
f) il ‘vuoto’
è il limite di rarefazione del ‘pieno’
g) non esiste
contiguità
h) il tempo di
raggiungimento dell’altro è infinito
i) la
comunicazione è impossibile
l) non sapremo
mai se siamo soli al mondo
m) il prossimo
è irraggiungibile ma Dio è a portata di mano
……… (aggiungere a
piacere)
[Dialogante 1] Non so se la
tua ipotesi sia mai stata espressa con convinzione, ma non è chiaro neppure
cosa vuol dire essere convinti di
un’ipotesi – credere che sia la verità? credere che sia un'ipotesi?
[1] Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 17 gennaio 1600 – Madrid, 25 maggio 1681), drammaturgo e religioso
spagnolo.
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