domenica 8 giugno 2014

Tratta XIII.2 – Arrampicandosi sugli specchi



[Dialogante 2]  All’immagine ‘compatta’ del mondo possiamo porre un’immagine ‘lassa’, in cui la materia è a tal punto rarefatta da essere ben rappresentata dal concetto di ‘vuoto’.
[Dialogante 1]  Vedo che ti stai nuovamente arrampicando sugli specchi per rendere accettabile una delle tue idee balzane.
[Dialogante 2]  Non più dell’idea einsteiniana E=mc2 o di quella newtoniana F=ma, dove sia E che F sono poco più che lettere dell’alfabeto.
[Dialogante 1]  Se è per questo, anche c ed a hanno un grado di ‘realtà’ poco superiore…
[Dialogante 2]  … e m è perfettamente comprensibile solo se ti cade in testa.
[Dialogante 1]  Ma lasciamo perdere queste oziose considerazioni e torniamo alla tua balorda ipotesi di un mondo ‘vuoto’. Quali ne sarebbero le conseguenze per la nostra osservazione?
[Dialogante 2]  Potrebbero essere diverse:
a)       la percezione è solo mentale e non c’è nulla che le corrisponde in un mondo ‘reale’
b)       la stessa realtà è indistinguibile dal pensiero (“La vida es sueño”, Calderón[1])
c)       la nostra percezione è ‘culturale’
d)       il ‘pieno’ –il mondo reale– non è che ‘il vuoto percepito’
e)       il ‘vuoto’ ha molte specificazioni; noi siamo una di queste
f)       il ‘vuoto’ è il limite di rarefazione del ‘pieno’
g)       non esiste contiguità
h)       il tempo di raggiungimento dell’altro è infinito
i)       la comunicazione è impossibile
l)       non sapremo mai se siamo soli al mondo
m)       il prossimo è irraggiungibile ma Dio è a portata di mano
……… (aggiungere a piacere)
[Dialogante 1]  Non so se la tua ipotesi sia mai stata espressa con convinzione, ma non è chiaro neppure cosa vuol dire essere convinti di un’ipotesi – credere che sia la verità? credere che sia un'ipotesi?


[1]             Pedro Calderón de la Barca (Madrid, 17 gennaio 1600Madrid, 25 maggio 1681), drammaturgo e religioso spagnolo.

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