[Dialogante 2] L’immagine
delle tratte che collegano i punti
del reale non funziona, o meglio non funziona né per un reale compatto (non ci
sarebbero punti liberi da congiungere), né per un reale rarefatto (nessun altro
punto potrebbe essere raggiunto). Lo stesso vale per un reale immaginato.
[Dialogante 1] Quindi anche
la metafora delle tratte, che pure
tanti buoni servigi ha reso e ancora potrebbe rendere, non funziona.
[Dialogante 2] Non funziona
ai limiti del ‘compatto’ e ‘rarefatto’, potrebbe funzionare nei casi intermedi,
quelli che più ci interessano.
[Dialogante 1] Del resto il
‘reale’ potrebbe essere definito proprio ‘ciò che sta tra il compatto e il rarefatto’, ed eccoci al reale che conosciamo o crediamo di conoscere…
[Dialogante 2] … e in
questo le tratte sono essenziali
anche perché alla congiunzione di più ponti troviamo l’io.
[Dialogante 1] Forse anzi
l’io è il punto da cui partono –o
in cui convergono– molte tratte.
[Dialogante 2] In tal modo
abbiamo indebolito, deideologizzandolo, un tenace e pericoloso concetto senza
peraltro eliminarlo.
[Dialogante 1] Ti vedo
sempre molto impegnato contro l’io,
come se tu non ce l’avessi.
[Dialogante 2] Proprio
perché ce l’ho e non riesco a confrontarlo con nessun altro io, temo che sia eccessivo e
intollerabile per gli altri…
[Dialogante 1] … e così
pensi di renderlo più accettabile deprimendolo…
[Dialogante 2] … un’eredità
materna, di cui però non sono del tutto convinto.
[Dialogante 1] Una domanda.
L’io fa parte del reale?
[Dialogante 2] Qualcuno
pensa che ne sia il fondatore.
[Dialogante 1] Qualcun
altro che ne sia l’ultima propaggine; che il reale ci sia solo per rendere
possibile l’emergenza dell’io.
[Dialogante 2] Struttura
circolare, il cui ultimo termine coincide col primo.
[Dialogante 1] Oppure
emergenza casuale, in nessun modo privilegiata; a voi la scelta.
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