venerdì 2 maggio 2014

Tratta IX.6 – La condizione di arrivo





[Dialogante 1]  Scusa, ma non ho capito bene se sei favorevole alla democrazia partecipativa più che a quella rappresentativa.
[Dialogante 2]  Non so risponderti con chiarezza. Credo che tutt’e due abbiano bisogno di una tratta che porti a loro, e questa tratta dovrebbe prefigurare la condizione di arrivo.
[Dialogante 1]  Per fare questo i costruttori delle tratte dovrebbero conoscerla, questa condizione, per evitare i gravi errori già commessi.
[Dialogante 2]  Quali errori?
[Dialogante 1]  La democrazia partecipativa di cadere nell’assolutezza del comunismo, quella rappresentativa di dissolversi in un pluralismo verboso e inconcludente.
[Dialogante 2]  E a chi affideresti il compito di formare dei cittadini all’uno o all’altro modello?
[Dialogante 1]  Non parlerei di adeguamento a un modello, ma di conoscenza di ambedue, e anche dei molti altri che la storia ci propone al fine di una valutazione il più possibile consapevole. In ogni caso penso che sia la scuola a doversi far carico di questa informazione, ma non solo in linea teorica, ma anche attraverso momenti esemplificativi concreti.
[Dialogante 2]  Cose del genere si sono già fatte, forse limitatamente a un solo modello, quello autoritario nel periodo fascista o quello post-sessantottino degli anni più recenti, mai però in modo da permetterne il confronto effettivo.
[Dialogante 1]  Per arrivare a questo occorrerebbe una riforma radicale della scuola, soprattutto la transizione –anche questa una tratta– da una scuola di nozioni e di specifiche abilità a una scuola esperienziale di vita. Ciò non implicherebbe una svalutazione delle nozioni e neppure del nozionismo, ma una ristrutturazione del tempo scolastico, del rapporto insegnante e allievo e della trasmissione.



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