[Dialogante 2] Dopo una
parentesi di due tratte ritorniamo al filone centrale del nostro progetto con
quattro saggi, e precisamente
Dal sapere al pensare (2003)
La convivenza pacifica nella diversità (2005)
La funzione formativa nell’era della globalità (2006)
La relazione d’aiuto ovvero la composizione simmetrica delle diseguaglianze (2010),
di cui i primi tre dedicati esclusivamente alla scuola, mentre l’ultimo va ampiamente oltre, riguardando la situazione attuale di tutta la società.
Dal sapere al pensare (2003)
La convivenza pacifica nella diversità (2005)
La funzione formativa nell’era della globalità (2006)
La relazione d’aiuto ovvero la composizione simmetrica delle diseguaglianze (2010),
di cui i primi tre dedicati esclusivamente alla scuola, mentre l’ultimo va ampiamente oltre, riguardando la situazione attuale di tutta la società.
[Dialogante 1] Ma come fai
a parlare, come nel titolo di queste annotazioni, di un libro che non scriverai mai, se già i quattro
saggi succitati formano da soli un libro, e neppure troppo sottile?
[Dialogante 2] Primo, i
saggi sono disomogenei e non sono stati pensati come parte di un libro.
Secondo: il quarto saggio non ha la stessa destinazione dei primi tre. Terzo:
quest’ultimo scritto non ha né il carattere di ‘saggio’ (ma non l’aveva neppure
il secondo) né quello di ‘libro’.
[Dialogante 1] Perché, cosa
secondo te fa un libro?
[Dialogante 2] Non voglio
apparirti come un nominalista, ma non chiamerei ‘libro’ un’accozzaglia di
appunti, disseminata di parentesi, come questa.
[Dialogante 1] Per me è
libro qualsiasi insieme di fogli da rilegato e provvisto di copertina – che
venga utilizzato come tale.
[Dialogante 2] Non
smentisci mai la tua ascendenza wittgensteiniana!
[Dialogante 1] Con la quale
non puoi non concordare.
[Dialogante 2] Ovvio, anche
se non è detto che uno debba per forza concordare con se stesso…
[Dialogante 1] … anzi vive
meglio se è capace di contraddirsi.
Nessun commento:
Posta un commento