giovedì 22 maggio 2014

Tratta XI.6– È bene andarci piano



[Dialogante 1]  Quindi per te la ragione è in grado di rispondere a varie richieste della mente e non solo a quelle che chiamiamo ‘razionali’. Non posso ovviamente che dirmi d’accordo. La mente è molto più che non la sola ragione. Può anche essere irragionevole, anzi, non di rado dà il meglio di sé proprio quando lo è. E non è neppure detto che le due condizioni della ragionevolezza e della irragionevolezza siano separate da confini netti. Può addirittura darsi il caso che stia irragionevole tentare di distinguere. Questi casi ‘borderline’ sono anzi i più frequenti; parliamo allora di ‘intuizione’, quasi una facoltà magica che per gli idealisti è caratteristica dell’attività artistica. Mentre è probabilmente molto più diffusa se non onnipresente nella produttività umana. Nelle ricerche condotte dal Centro Metaculturale tra i bambini di scuole primarie, ma anche con adulti, si è visto come l’emergenza di un intuito qualificabile come ‘estetico’ è riscontrabile in pressoché tutti i soggetti che non siano stati avviati allo studio specifico di qualche arte (musica, pittura, danza…). Ovviamente questo intuito è presente anche negli altri, dove però è per lo più obliterato dalla ‘competenza’. Non ha tutti i torti Croce quando riserva all’estetica uno spazio diverso dal ‘sapere e dal ‘saper fare’. Si conoscono musicisti, pittori ecc. che, non conoscendo a sufficienza la loro arte, hanno dovuto inventare una che solo a distanza di tempo è stata riconosciuta tale, quando si è visto che in condizioni analoghe funzionava benissimo.
                     Mente e ragione non sono dunque la stessa cosa. Così anche ragionevolezza e irrazionalità. In genere l’economia vuole che, se c’è già una parola che ricopre a sufficienza un campo semantico, non ci serve una seconda che faccia lo stesso. Esigenze di varietà impongono spesso di piegare la parola ad esperienze, concetti diversi da quello cui era legata in origine. Talvolta l’operazione riesce, arricchendo addirittura la parola di un alone semantico insospettato. Anche qui entra in gioco l’intuito estetico. È bene però andarci piano con queste sostituzioni: è facile farsi disarcionare da un destriero colto da dissennatezza.

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