martedì 20 maggio 2014

Tratta XI.4 – Giocatore senza più speranze





[Dialogante 2 (solo)]  C’è però un’altra via di uscita ed è quella enunciata a chiusura della tratta precedente, solo che va integrata sostituendo al giudizio (logico) la pratica operativa.
[Dialogante 1]  E quale sarebbe?
[Dialogante 2 (solo)]  Al solito, fare finta di non capire. Voglio dire che non ci interessa tanto la verificabilità logica dell’Ipotesi quanto all’utilità pratica della sua applicazione. È cosa che abbiamo detto e ripetuto centinaia di volte…
[Dialogante 1]  … ma è come se sperassimo sempre di dimostrarla per via teorica, mentre riusciamo tutt’al più a dimostrare l’indimostrabilità…
[Dialogante 2]   da cui non dovrebbe essere difficile, per semplice inversione, dimostrare la sua dimostrabilità e di qui passare alla sua effettiva dimostrazione.
[Dialogante 1]  Vedo che anche tu ricadi sempre nella medesima trappola.
[Dialogante 2]  … la trappola che chiamerei ‘del giocatore senza più speranze’.
[Dialogante 1]  È la definitiva abdicazione del pensiero all’azione.
[Dialogante 2]  Abdicazione che mi auguro momentanea.
[Dialogante 1]  Che cosa hai contro l’azione?
[Dialogante 2]  Assolutamente nulla. Tanto più che non riesco a pensare l’azione sganciata dal pensiero.
[Dialogante 1]  Quindi secondo te il pensabile è anche fattibile?
[Dialogante 2]  Piuttosto: il fattibile è necessariamente pensabile!
[Dialogante 1]  Ma non necessariamente pensato. Si possono compiere azioni senza averle previamente pensate.
[Dialogante 2]  Forse non coscientemente riflesse, mi sembra però difficile credere che il pensiero non abbia parte nel dar forma a un’azione.
[Dialogante 1]  Le azioni hanno una forma?
[Dialogante 2]  Una forma nel tempo, nella successione dei microeventi.
[Dialogante 1]  Come in un brano musicale.
[Dialogante 2]  Non per nulla la musica è per eccellenza l’arte di articolare i rapporti di tempo.

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