[Dialogante 2] Ancora una
volta una semplificazione indebita. Da un punto di vista fisico la musica sarà
pure l’arte dei rapporti di tempo, come Stockhausen ha brillantemente
dimostrato in un famoso saggio del 1956[1]
(dove peraltro la cosa che resta inanalizzata è proprio il concetto di ‘tempo’,
restato fermo ad Agostino, tutt’al più a Kant), ma il tempo non può certo
ridursi al numero (e lo stesso Stockhausen lo ammette), e così anche la musica
non può ridursi al ritmo, come accade in molta musica (leggera) di oggi. Del
resto al numero è stato assegnato un ruolo forse eccessivo nella comprensione
del mondo, tanto è vero che per sostenerlo la matematica ha dovuto moltiplicare
all’infinito i suoi strumenti di analisi in modo di coprire con i diversi tipi
di numero (razionali, irrazionali, reali, irreali, complessi ecc.) tutti gli
spazi che man mano si sono aperti. E anche il tempo si dimostra analizzabile
secondo diverse modalità, molte delle quali non riconducibili all’idea di
numero, per esempio le modalità esperienziali, tra cui la memoria, la durata
biologica, l’intensità emotiva ed espressiva. È la cultura occidentale a voler
razionalizzare ogni esperienza su base numerica, e così ha fatto anche con la
musica. Per fortuna questa razionalizzazione, nella stragrande maggioranza dei
casi resta sulla carta mentre nella realtà suona la musica viva delle emozioni
dell’esecutore cui si aggiungono, ancora più irregolari, quelle
dell’ascoltatore. Fanno eccezione le musiche ‘tecnologiche’, nelle quali le
scelte esecutive sono domandate all’ottusità delle macchine. Non basta che le
scelte di programmazione restino in mano umana, la perdita di responsabilità in
tutte le fasi produttive che riguardano l’esecuzione dei programmi risulta alla
lunga intollerabile, quando non annulli del tutto l’interesse per ciò che si
ascolta.
Ma, si domanderà, la razionalità di per se stessa non può rimpiazzare l’interesse per l’imprevedibilità dell’arbitrio e del caso?
Certamente, ma occorre modificare le aspettative della mente.
Ma, si domanderà, la razionalità di per se stessa non può rimpiazzare l’interesse per l’imprevedibilità dell’arbitrio e del caso?
Certamente, ma occorre modificare le aspettative della mente.
Nessun commento:
Posta un commento