[Il fatto di scrivere il libro di un
altro –o anche solo di arrangiare in forma leggibile gli appunti– è un modo di
entrare in contatto immediato col suo pensiero, arricchendo quindi il nostro di
un vasto campo di esperienze, strutturato diversamente da come avremmo fatto
noi, ma proprio per questo assai ricco d’informazione difficilmente acquisibile
in altro modo. Ho avuto più volte la fortuna di poter collaborare alla
costruzione di un ‘ponte’ siffatto e non considero affatto perse le ore così
impiegate.]
[Dialogante 2] Dal resto i
tanti anni –ormai avviati alla quarantina– di intensa collaborazione con i
componenti del Centro Metaculturale,
alcuni dei quali attivi dalla prim’ora, ha prodotto una sorta di
collettivizzazione del pensiero che dà un senso più che solo grammaticale al noi che usiamo nella maggior parte dei
nostri scritti.
[Dialogante 1] Così anche
il fittizio sdoppiamento dell’autore di queste note vuole essere, per il
lettore, un richiamo alla pluralità delle menti che le ha prodotte, pluralità
comprendenti anche le migliaia di menti infantili con cui abbiamo dialogato in
ogni parte d’Italia.
[Dialogante 2] Lo stesso
titolo, Tratte, di questo libro (come già detto al capitolo II di
lontana ascendenza manniana) allude ai collegamenti plurimi che uniscono e
fondano i nostri itinerari mentali nella diversificata unità di un pensiero metaculturale.
[Dialogante 1] Non ti darei
la palma della chiarezza per ciò che hai detto, ma conto sulla sagacia del
lettore, forse non più nuovo a tali costruzioni mentali.
[Dialogante 2] Per
parte mia preferirei un’umanità avvezza alle contorsioni del pensiero a una
tanto semplice da lasciarsi subornare da un
pensiero inconsistente, purché sia in sintonia con il suo.
[Dialogante 1] Un pensiero
contorto non può essere inconsistente quanto e più di uno semplice?
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