sabato 3 maggio 2014

Tratta X.1 – Una pozzanghera per una lucertola assetata



[Continuo a scrivere, con calligrafia pressoché illeggibile, questi appunti, di cui sono sempre meno convinto, per dimostrare a me stesso di avere ancora qualcosa da dire, cosa che reputo sempre meno probabile.]

[Dialogante 2]  Ho pensato in questi giorni di riconsiderare alla luce del concetto di ‘tratta’ alcune tappe del percorso compiuto in questi anni da IMC, in particolare sul versante applicativo, dalle prime riflessioni, ancora propedeutiche, di Musica-Società alla recente (2010) Relazione d’Aiuto.
[Dialogante 1]  Un ottimo espediente per non far nulla fingendo di fare qualcosa.
[Dialogante 2]  Non esageriamo con un’autocritica non richiesta. Può darsi che il nuovo reagente, applicato a una materia anche troppo ben conosciuta, produca qualche ‘impensata novità’[1].
[Dialogante 1]  Già il titolo di Musica-Società, con la lineetta di congiunzione (nella edizione Einaudi sostituita da una barretta, certo più elegante alla vista), adombra l’ideia di tratta
[Dialogante 2]  … che certo i primi anni Settanta non poteva avere per me il significato che ha oggi, per quanto proprio allora quel significato si andava costituendo.
[Dialogante 1]  È possibile passare dal concetto di ‘musica’ a quello di ‘società’? c’è un ponte che le collega, da percorrere in un senso o nell’altro?
[Dialogante 2]  Il ponte è il pensiero che regge sia l’una che l’altra, che di fatto mette in relazione ogni cosa con ogni altra e non fa che includere la musica tra i suoi costituenti. Non è una grande scoperta, ma vale ad affrancare la musica dal domino pressoché esclusivo del sentimento, cui l’aveva condannata l’anima romantica. Già il sottotitolo Inquisizioni, con il suo rimando a Borges e alla razionalità poliziesca, sembra contenere una tratta verso l’UCL della ragione che indaga, piuttosto che verso l’UCL del cuore che ‘sente’.
[Dialogante 1]  Da qualche ricordo, anche il testo tocca molti argomenti che con la musica hanno poco e niente a che fare. Così per esempio la politica e la semiologia o ancora la filosofia e la logica. I collegamenti sono più intuiti che dimostrati, testimonio comunque di un intento unificatore che porterò in seguito a conseguenze sia positive che negative nella nostra attività.
[Dialogante 2]  Un lavoro quasi contemporaneo (anni 70-71) porta –già nel titolo e non nel sottotitolo– il termine Inquisizioni, solo che qui il testo è composto di note, non di parole.
[Dialogante 1]  …Ricordo infatti benissimo che i due costituivano nella mia mente una ‘coppia’  anche se nessun dato esteriore sembrava accomunarli…
[Dialogante 2]  … se non il fatto che in tutte e due è evidente il gusto per la citazione, anche questa una sorta di ‘ponte’ che ricava il suo significato congiuntamente dall’oggetto citato e dall’azione del citare.
[Dialogante 1]  Se non sbaglio, il gusto della citazione era assai diffuso tra i compositori di allora, basti ricordare la Sinfonia di Berio (1966) con incorporato un intero tempo della Terza di Mahler.
[Dialogante 2]  Ma né di questa né di altri citazioni di questi anni ero direttamente al corrente, come dal resto avevo scarsi rapporti con i miei colleghi, soprattutto da quando il mio divorzio dal mondo musicale era divenuto definitivo (fine anni Sessanta)
[Dialogante 1]  E così davo delle mie citazioni un’interpretazione alquanto diversa: non tanto un oggetto compositivo da presentare in concerto quanto una sorta di saggio critico su un’opera o un autore – espresso in un linguaggio musicale anziché letterario. Così per esempio le Cinque Bagatelle (1970), scritte per l’anniversario della morte di Beethoven, presentano una serie di progressivi allontanamenti dai prototipi beethoveniani in direzione della nostra contemporaneità. Ancora una volta il concetto di ‘tratta’ pervade l’azione compositiva odierna, duplicando ricorsivamente quelle già presenti nell’originale.
[Dialogante 2]  Un caso a sé è costituito dai tre Improvvisi compresi nella Schubertiade, analoghi in apparenza alle Bagatelle (1970), ma diversi nella valutazione del tempo. Mentre nel lavoro quasi contiguo il tempo –inteso come ‘misura del cambiamento’– può dirsi trattato, salvo che nell’ultimo numero, tradizionalmente, negli Improvvisi, proprio in omaggio a Schubert, il tempo è neutralizzato dalla ripetitività. Se di un ponte si tratta, è decisamente un ‘ponte sospeso’, verso i minimalisti americani.
[Dialogante 1]  Ricordo che anche nel successivo, lungo periodo di elaborazione della nostra proposta didattica, prima solo musicale, poi estesa anche al grafico-pittorico, al verbale, infine ai problemi generali dell’insegnamento, il concetto di ‘ponte’, cioè di transizione tra stadi evolutivi diversi, è in qualche modo rintracciabile, seppure inespresso.
[Dialogante 2]  Così già in Musica prima (Altrarea 1979[2]) il discorso didattico è impostato sull’opposizione suono – silenzio, tra cui proprio l’atto compositivo getta per così dire un ‘ponte’, integrandoli in un nuovo oggetto, che chiamiamo appunto musica.
[Dialogante 1]  Altre ‘tratte’ si trovano descritte in Musica prima come quella che collega il ‘parlato’ al ‘suono di altezza unificata’ (cioè al suolo intonato), o, più tardi, la pratica dell’informale a quella dei suoni codificati ecc.
[Dialogante 2]  Ma lo studio dei collegamenti o, se si preferisce, delle transizioni è comune a tutte le attività umane, anzi ne costituisce il fondamento. Così il libro sulle Esperienze grafico-pittoriche di base[3] inizia costruendo una tratta tra l’alfabeto (o meglio una sua realizzazione grafica, di cui i bambini si suppongono già competenti) e il disegno.
[Dialogante 1]  Nell’antologia di elaborati che chiude il libro –antologia notevolissima per l’inventiva e l’espressività dimostrata da ragazzi di 10-11 anni– l’approfondimento del concetto di transizione viene realizzato, non attraverso l’esplicitazione verbale, ma direttamente nell’azione compiuta e testimoniata dal disegno.
[Dialogante 2]  Nel quinto e sesto libro –che trattano in due versioni differenti dell’esperienza verbale di base, il tema della tratta, non ancora –ripeto– riconosciuto nella sua –relativa– autonomia, tiene il campo, pur mantenendosi nell’ombra.
[Dialogante 1]  Al suo posto viene ampiamente discusso il tema delle ‘relazioni’, analizzato nei suoi molteplici tipi: relazioni topografiche, cronologiche, categoriali, funzionali ecc.[4],
[Dialogante 2]  Infatti è abbastanza evidente che, nel momento in cui istauriamo una relazione tra due fatti è come se avessimo costruito una tratta concettuale tra essi.
[Dialogante 1]  C’è da domandarsi se la funzione principale della mente non sia proprio quella di istituire relazioni, cioè di costruire tratte in ogni direzione.
[Dialogante 2]  Ma c’è anche da domandarsi se questa idea di congiungere punti dello spazio compositivo non abbia il suo modello ‘reale’ nelle forze fisiche che reggono l’universo, tra cui la forza di gravità.
[Dialogante 1]  Non potremmo allora considerare, einsteinianamente, queste forze come deformazioni del nostro spazio mentale, la cui ‘curvatura’ farebbe nascere, appunto, quella forza?
[Dialogante 2]  Ecco una nuova tratta tra il pensiero e l’universo fisico. Comunque, direi di andarci piano con questi ponti. Anche se nulla ci impedisce la loro costruzione, credo che sarebbe bene limitarla ai casi di effettiva utilità. Il rischio di un gioco gratuito e insulso è sempre in agguato.
[Dialogante 1]  Perché parli di ‘rischio’, addirittura di ‘agguato’?
[Dialogante 2]  Proprio per la facilità del gioco.
[Dialogante 1]  E che c’è di male in un gioco ‘facile’?
[Dialogante 2]  La svalutazione del gioco stesso. Il tempo a nostra disposizione su questa terra è poco, troppo poco per dissiparlo senza un riscontro.
[Dialogante 1]  E quale potrebbe essere un riscontro accettabile?
[Dialogante 2]  Una pozzanghera per una lucertola assetata.


[1]             Citazione dal Don Giovanni di Da Ponte – Mozart, Atto II, Scena VIII.
[2]             Vedi Volume II delle Indagini metaculturali.
[3]             Vedi Volume III delle Indagini metaculturali, [10d].
[4]             Vedi Volume III delle Indagini metaculturali, [10e] e [10f].

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