lunedì 5 maggio 2014

Tratta X.3 – … quantità di informazioni…



[Dialogante 1]   Parlavamo giorni fa con un ragazzo, del tutto ignaro di musica ‘classica’, ma evidentemente esperto del mondo della canzone e della musica ‘leggera’ in genere. Non era per nulla un cattivo ragionatore e sosteneva con buoni argomenti che la distinzione tra ‘classico’ e ‘leggero’ non doveva entrare in un discorso serio sula musica. Già molti anni fa Luciano Berio in una serie di trasmissioni televisive aveva efficacemente contestato questa dicotomia: “C’è musica e musica”. Ed effettivamente, perché istituire categorie che vorrebbero essere qualitative, di eccellenza estetica, e non riescono neppure a esserlo di genere: in che cosa un’odierna canzone dovrebbe essere di genere diverso di un Lied di Schubert?
[Dialogante 2]   Sai benissimo che quanto sto per dirti è metaculturalmente indifendibile. Sai anche che nulla può essere difeso metaculturalmente, la difesa, come l’offesa, avvenendo sempre su basi culturali. Quindi restiamo al livello culturale cui la storia ci ha legato, ma dichiariamolo senza pretendere di uscirne. E allora non è difficile dimostrare non solo l’estraneità reciproca di un Lied di Schubert e di una canzone odierna.
[Dialogante 1]   E come faresti?
[Dialogante 2]   Calcolando la quantità di informazioni trasmesse dall’uno e dall’altra.
[Dialogante 1]   Ma è proprio questa che viene calcolata diversamente dagli appassionati dell’una e dell’altra categoria: per i primi ogni nota è stracolma di informazioni laddove i secondo non percepiscono altro che: “Questa è musica classica, roba dei nostri nonni”.
[Dialogante 2]   Né potremmo dargli torto. Dopo tutto l’anomali sta piuttosto in quelli tra di noi che preferiscono ascoltare una musica di secoli fa anziché un prodotto dei giorni nostri, carico di informazioni che ci riguardano direttamente.
[Dialogante 1]   Del resto un ascoltatore medio della Vienna di fine Settecento avrebbe detto lo stesso di una Cantata di Bach o un contemporaneo di quest’ultimo di un madrigal di Monteverdi.
[Dialogante 2]   Ma noi eravamo riusciti ad apprezzare Mozart, Bach, Monteverdi e perfino il Gregoriano…
[Dialogante 1]   Noi chi? Sempre e solo l’élite borghese, mentre il resto della società si comportava come in precedenza, ascoltando la musica del suo tempo.
[Dialogante 2]   E questo era  il guadagno del nostro: che, almeno per una parte di noi, la contemporaneità culturale si era ampliata di più di un millennio…
[Dialogante 1]   … escludendo per gli uni meno di un secolo di ‘musica leggera’, per gli altri più di mille anni di storia della musica.
[Dialogante 2]   E che pensi si debba fare per riequilibrare un poco la situazione?
[Dialogante 1]   Rinunciare per qualche tempo al mercato, aprire le orecchie all’inconsueto e la mente all’inaudito.
[Dialogante 2]   Pensi si possa fare?
[Dialogante 1]   No.

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