domenica 25 maggio 2014

Tratta XII.3 – L’unica certezza capace di durare nel tempo


  
[Dialogante 2]  Molti dicono di non poter vivere senza certezze.
[Dialogante 1]  Eppure vivono lo stesso.
[Dialogante 2]  Ma dicono pure di averle, le certezze. E non puoi provare che dicono il falso.
[Dialogante 1]  In ogni caso le loro certezze cadono con la loro morte.
[Dialogante 2]  No, se altri le assumono come proprie.
[Dialogante 1]  Vuoi dire se si forma una tradizione?
[Dialogante 2]  Sì, l’unica certezza capace di durare nel tempo.
[Dialogante 1]  Ma non è la certezza a durare, sono i suoi portatori punti distinti questi, si estingue anche la certezza…
[Dialogante 2]  A meno che non restino dei documenti, la cui vita è più tenace di quella  dei portatori.
[Dialogante 1]  Più tenace, certo, ma anch’essa a termine, e una certezza a termine che certezza è? Forse è meglio che ci abituiamo e abituiamo i nostri figli a farne a meno
[Dialogante 2]  Sarebbe come togliere il bastone a un claudicante.
[Dialogante 1]  Non necessariamente. Sarebbe come lasciarglielo con la raccomandazione di non fidarsi troppo. Magari accompagnando le parole con uno sgambetto…
[Dialogante 2]  … dopo aver provveduto a coprire il pavimento con un tappeto di spugna.
[Dialogante 1 e 2, a due]  La scuola avrebbe bisogno, non di una riforma, ma di un radicale cambiamento: da una scuola dei dati di fatto a una probabilistica e di qui ha una metaculturale.
[Dialogante 1, solo]  Pensi che una scuola del genere riscontrerebbe il favore degli insegnanti?
[Dialogante 2, solo]  Assolutamente no!
[Dialogante 1]  E allora, pensi di introdurla con decreto ministeriale?
[Dialogante 2]  Assolutamente no! Credo che introdurla di forza sarà il tempo.
[Dialogante 1]  Quando?
[Dialogante 2]  Non si sa.

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