[Dialogante 2] Molti dicono
di non poter vivere senza certezze.
[Dialogante 1] Eppure
vivono lo stesso.
[Dialogante 2] Ma dicono
pure di averle, le certezze. E non puoi provare che dicono il falso.
[Dialogante 1] In ogni caso
le loro certezze cadono con la loro morte.
[Dialogante 2] No, se altri
le assumono come proprie.
[Dialogante 1] Vuoi dire se
si forma una tradizione?
[Dialogante 2] Sì, l’unica
certezza capace di durare nel tempo.
[Dialogante 1] Ma non è la
certezza a durare, sono i suoi portatori punti distinti questi, si estingue
anche la certezza…
[Dialogante 2] A meno che
non restino dei documenti, la cui vita è più tenace di quella dei portatori.
[Dialogante 1] Più tenace,
certo, ma anch’essa a termine, e una certezza a termine che certezza è? Forse è
meglio che ci abituiamo e abituiamo i nostri figli a farne a meno
[Dialogante 2] Sarebbe come
togliere il bastone a un claudicante.
[Dialogante 1] Non
necessariamente. Sarebbe come lasciarglielo con la raccomandazione di non
fidarsi troppo. Magari accompagnando le parole con uno sgambetto…
[Dialogante 2] … dopo aver
provveduto a coprire il pavimento con un tappeto di spugna.
[Dialogante 1 e 2, a due] La scuola
avrebbe bisogno, non di una riforma, ma di un radicale cambiamento: da una
scuola dei dati di fatto a una probabilistica e di qui ha una metaculturale.
[Dialogante 1, solo] Pensi che
una scuola del genere riscontrerebbe il favore degli insegnanti?
[Dialogante 2, solo] Assolutamente
no!
[Dialogante 1] E allora,
pensi di introdurla con decreto ministeriale?
[Dialogante 2] Assolutamente
no! Credo che introdurla di forza sarà il tempo.
[Dialogante 1] Quando?
[Dialogante 2] Non si sa.
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