domenica 30 settembre 2012

Una cosa seria


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Non me la sento di sottoscrivere il precedente postino.
E perché?
Perché ritengo la politica una cosa seria, da trattarsi altrimenti che con sofismi e giochi di parole.
E i politici di professione come la trattano?
Troppo spesso come un fatto personale, di prestigio e di autoaffermazione. O come una questione di ragione o torto, di giusto o errato, secondo una visione dicotomica del tutto inadeguata alla complessità dei casi reali. Il vero interesse di chi esercita la politica professionalmente è la conquista del potere, la vittoria sull’avversario, anche se ciò comporta evidenti danni per ambedue i contendenti. La politica viene assimilata a una guerra, e spesso è proprio la guerra che ne consegue, esterna o interna. Non a caso si parla di ‘lotta politica’, ‘vincitori e vinti’, quasi che non fosse possibile intendere la politica come ‘via comune verso una comune meta di benessere compatibile’, dove il ‘compatibile’ va esteso, oltre i confini dell’umano, alla biosfera tutta. Una visione del genere non esclude diversità e conflitti, ma, più che di prevalenza degli uni sugli altri dovrebbe occuparsi della reciproca modulazione, perché è poco probabile che le ragioni si trovino tutte dalla stessa parte.

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