mercoledì 12 settembre 2012

Cercare di capire


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Credo di essere stato ingiusto nei confronti della politica italiana, definendola ‘stolta’, quasi che le altre politiche mondiali non lo fanno. Certo, la nostra alla stoltezza del capitalismo concorrenziale aggiunge quella del suo premier, tale da gettare il discredito su tutta la popolazione che lo tollera. Perché lo fa, anzi perché sembra apprezzare ciò che in qualunque altro paese sarebbe motivo di vergogna?
Siccome, nonostante tutto, credo ancora nell’intelligenza umana, sta a me cercare di capire che cosa spinge tanti miei conoscenti a mantenere posizioni politiche che mi appaiono insensate e suicide.
Anzitutto dovrò sgombrare il campo da critiche moralistiche oggi non più sentite e in odore di ipocrisia. Riconosco per esempio che la difesa della sua libertà sessuale condotta da Berlusconi con tenacia a parole e a fatti, lungi dal rivolgerglisi contro, segna più di un punto a suo favore e ridicolizza in questo i suoi oppositori, che farebbero meglio a rinunciare del tutto all’argomento, insistendo più di quanto non facciano, sul suo disinteresse per una politica non di facciata, non autoreferenziale, ma effettivamente preoccupata della crisi sociale in atto. L’immagine dell’Italia nel mondo evidentemente non lo interessa, e potremmo anche concordare con lui se dietro questa immagine si nascondesse un pensiero critico non convenzionale, inventivo e autenticamente innovativo. Ma di questo non c’è traccia, anzi, dietro l’immagine usurpata di grande potenza, rispunta l’Italietta di sempre, aggiogata al carro neocapitalistico senza neppure reggerne il passo. Certo, Berlusconi è un ricco capitalista, ma quelli che lui governa stanno scivolando sul pendio dell’indigenza.

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