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Il
ragionamento fin qui condotto si basa su una proposizione introdotta da una
formula che ne nasconde l’aspetto ideologico: ‘tutti possiamo constatare
che...’. La proposizione è: “il consenso non costituisce una valida garanzia di
affidabilità”. Non sappiamo se sia vero o no; il fatto è che non riusciamo a
trovare una conferma, ma neppure una smentita. Conosciamo casi singoli dell’un
tipo e dell’altro, ma non un criterio generale per distinguerli. ‘Tutti’
plaudono alla libertà, ma intere popolazioni le hanno votato contro. Quindi
potrebbe darsi addirittura che, in una situazione di tutti contro uno, la
ragione sia proprio dalla parte di quell’uno.
Ma, se il
consenso non è garanzia sufficiente, che fine fa la democrazia?
Forse ci
conviene rassegnarci: se il consenso non basta, non abbiamo niente di meglio.
Ciò che possiamo fare è migliorare l’affidabilità del consenso. Direi che
questo, anche se non ci dà una certezza, accresce tuttavia la probabilità che
la nostra scelta sia localmente valida. Ma come fare per ‘migliorare
l’affidabilità del consenso’? Anzitutto affrancandolo per quanto possibile dai
condizionamenti ideologici e legandolo solo all’autonoma capacità di pensare.
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