venerdì 14 settembre 2012

Una domanda sul consenso


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È una domanda che spesso mi pongo e che ho affidato anche a questi postini, senza tuttavia ottenere risposta. Forse la domanda cui noi stessi non sappiamo rispondere sarebbe meglio non farla. Eccomi invece a riproporla, sperando in un esito migliore. Come la maggioranza delle persone oggi, anch’io non saprei immaginare una forma di governo non democratica, quale che ne sia la struttura di vertice, monarchica, presidenziale, repubblicana o altre. Eppure possiamo constatare che il consenso non costituisce una valida garanzia di affidabilità. Senza un’adeguata formazione specifica, non è affatto detto che dieci cervelli funzionino meglio di tre in un determinato campo della conoscenza. E anche la politica penso che abbia uno specifico ambito di competenza. Oppure no: le preferenze politiche sarebbero solo una questione di gusto e di interessi economici o di potere? Non saprei pronunciarmi. Credo comunque che un’attività da cui dipendono non solo il benessere dei cittadini ma oggi addirittura la sopravvivenza della vita sulla terra, non possa essere lasciata al gusto o all’interesse di incompetenti. Sì quindi al suffragio universale purché qualcuno (la scuola?) fornisca a tutti gli elettori una conoscenza politica di base che renda effettivamente consapevoli le loro scelte (vedi oltre).

1 commento:

Rigobaldo ha detto...

Problema anche linguistico. Con la tua implicita definizione di democrazia (che potrei condividere), ciò che abbiamo oggi è una predemocrazia... democrazia è qualcosa che arriverà. Non ci vedo un modello né teorico né pratico a priori (neanche le relativamente invidiabili socialdemocrazie che coniugano libertà individuali con massicce correnti di ridistribuzione). Ci tocca camminare autonomamente verso quel qualcosa. Mi sembra che sia la storia del secolo XX che la realtà odierna segnalino eloquentemente quanti rischi ce ne siano per strada...