Una delle immagini del progetto di autoritratti "Maiala che sono" di Miru Kim
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Qualcuno
ha osservato che nei testi sull'Ipotesi Metaculturale (IMC) e soprattutto nei miei non compare mai il
sostantivo ‘metacultura’. Ne ho già spiegato la ragione molti anni fa, ma non
credo inutile ritornarvi su, visto che il termine si trova spesso in altri
scritti, anche di operatori del Centro Metaculturale. Premesso che non vi è alcun diritto
prioritario e che ciascuno è libero di usare il termine e i suoi derivati
oggettivali o avverbiali suo piacimento, ripeto qui che, pur essendo IMC
un’ipotesi culturale come qualsiasi altra, ho inteso differenziarla
formalmente, o meglio ‘lessicalmente’, evitando per lei la forma sostantivale e
riservandole gli ‘addolcimenti’ offerti dalle forme aggettivali.
Questo
perché il sostantivo ‘metacultura’ richiama un oggetto che gli corrisponda, e
un tale oggetto non potrebbe che essere culturale per la stessa IMC. Non era
però mia intenzione arricchire il già affollato UCL di un nuovo oggetto, mi
sono riproposto –e credo di esser rimasto fedele al proposito– di far uso del
termine solo nella sue forme ‘deboli’, che meno danno l’idea che esista
realmente qualcosa come la ‘metacultura’. Capisco che una semplice forma
grammaticale non dice nulla sull’oggetto significato, ma l’atto di scegliere
l’una o l’altra forse sì.
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