venerdì 20 aprile 2012

Variazione, variante in musica

[375]
Mentre ‘variazione’ è un termine prevalentemente musicale, ‘variante’ si incontra più di frequente in altri contesti (variante stradale, di piano regolatore ecc.). Nel periodo classico-romantico la variazione –per lo più come ‘serie di variazioni’– denota una forma musicale a catena, composta di elementi legati da un rapporto di somiglianza e di derivazione da un unico elemento, enunciato in genere all’inizio, il tema, di cui gli altri sono, appunto, le ‘variazioni’. In precedenza il ‘tema con variazioni’ non implicava di necessità che il rapporto di somiglianza fosse uditivamente riconoscibile. Più importante era che questo rapporto fosse strutturalmente presente, anche se di fatto già allora pochi l’avranno percepito. Stranamente, anche dopo il periodo classico la riconoscibilità del tema tra le maglie della variazione torna a farsi più problematica. Già con le beethoveniane Trentatrè variazioni su un valzer di Diabelli le singole variazioni si allontanano dal tema tanto e più di quanto avevano fatto le Variazioni Goldberg di Bach (ma su tutt’altri fondamenti grammaticali). Dopo l’Ottocento la forma classica del tema e variazioni resta solo come sedimento storico, ripreso con distacco in ambito neoclassico (Stravinskij, Hindemith) ma anche dodecafonica (Schönberg, Webern). Per il resto prevale il tipo della ‘variante’.

A differenza della ‘variazione’, la ‘variante’ non genera normalmente una forma autonoma, autosufficiente, ma si applica a qualunque altra forma per arricchire di informazione i ritorni di un episodio, di un ‘tema’. Poiché molte forme musicali della nostra e di altre tradizioni fanno largo uso della ripetizione anche di intere parti, la variante interviene spesso ad alleggerire il peso architettonico di queste ripetizioni. La funzione di una variante è in un certo senso opposta a quella della variazione. Laddove questa serve essenzialmente a differenziare l’identico, quella accomuna il diverso. Per farlo è importante che ne venga riconosciuta l’affinità con il modello, specialmente quando questo viene evocato in tutt’altro contesto. E allora è proprio la riconoscibilità del modello che fa scattare il meccanismo associativo, ma al tempo stesso rende evidente la differente collocazione contestuale, quindi il differente ‘significato’ che la variante assume rispetto all’originale. Wagner con i suoi ‘motivi conduttori’ si serve esclusivamente di varianti, mai di variazioni.

Nessun commento: