sabato 21 aprile 2012

Trasferibilità

[376] 
Perché ho dedicato il precedente postino alla, peraltro assai superficiale, esemplificazione musicale di un concetto largamente applicabile anche altrove?

Appunto per questa sua trasferibilità da un ambito culturale a un altro. Nelle scuole più o meno specializzate la musica viene trattata solo nella sua specificità con i scarsi riferimenti ad altro. Del resto anche nelle comuni pratiche sociali la musica, se riveste di fatto di funzioni molteplici –tra cui quella politica–, raramente lo fa attraverso la sua propria struttura, ma piuttosto appoggiandosi alle strutture e ai significati delle parole. Lei stessa, la musica, si attiene alle modalità –semplicistiche fino alla banalità– dettate dai prodotti di consumo. Molte volte nel corso della storia musica, parola rito si sono incontrate nel segno dell’eccellenza –basta pensare al canto gregoriano, alla polifonia fiamminga, a Palestrina, a Bach–, e sempre l’apporto dei singoli linguaggi è stato di pari dignità, quando non decisamente a favore della musica. Nulla di simile negli incontri recenti, almeno in area euroamericana, dove la presenza di un quarto invitato –il mercato– ha finito per dettare legge.

Ma non ho l’intenzione di riservare questo postino a inutili doglianze e per giunta non condivise dai più. Ritorno quindi alla trasferibilità, che mi appare oggi la qualità emergente dall’esperienza musicale, giacché pur essendo presente da sempre in essa, non ho ricevuto la medesima attenzione di altre qualità, come quella estetica. Cosa intendo in questa sede per ‘trasferibilità’?

Non tanto la possibilità di essere trattata in parallelo ad altre arti e alla storia –un’interpretazione in voga nella didattica di mezzo secolo fa e tuttora considerata l’anima dell’interdisciplinarietà– quanto la ricerca di analogie di struttura che rendano possibile il trasferimento di criteri analitico-compositivi da un sistema comunicazionale (da un ‘linguaggio’) a un altro. Il lavoro svolto in questo senso permette oggi questo genere di approccio e sta andando, ormai da decenni, eccellenti risultati sia teorici che pratico-didattici. Purtroppo l’ufficialità scolastica non vuol prenderne notizia, privando così le prossime generazioni di un forte strumento di formazione metaculturale.

Nessun commento: