mercoledì 4 aprile 2012

5g) Il classismo

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Le relazioni umane hanno verosimilmente avuto origine da analoghe, irriflesse strutture del mondo animale. Ciò dicendo non intendo tanto quelle che si osservano tra gli invertebrati –in particolare insetti–, troppo lontani da noi per poter essere considerate ‘analoghe’, e neppure quelle tra gli uccelli, piuttosto più o meno casuali assemblamenti stabilizzati per esigenze difensive. Penso soprattutto al comportamento dei mammiferi, presso i quali la dominanza crea, soprattutto nei pungenti, delle strutture relazionali paragonabili alle nostre. Quando la televisione ci mostra un gruppo di scimpanzé in marcia ordinata verso una tribù rivale –il termine ‘rivale’ è però già troppo umanizzato– è difficile non pensare a una colonna militare, comandata da un ufficiale, in visione di guerra. Abbiamo qui a che fare con una vera e propria ‘casta’ di guerrieri, o solo con la momentanea assunzione, ancora indifferenziata, di una ‘funzione’ sociale? Non ho abbastanza informazioni per potermi pronunciare. Ci sono indubbiamente tra gli scimpanzé individui meglio dotati fisicamente, non so però se ci sia una corrispondenza puntuale tra prestanza fisica e dominanza, in particolare tra quella e gli abbozzi di una strutturazione sociale per classi. La somiglianza è assai maggiore con gli imenotteri sociali (formiche, vespe, api, bombi), presso le quali le ‘classi’ hanno prodotto anche un evidente differenziazione morfologica. Ciononostante le affinità con le classi politicamente intese restano un fenomeno superficiale di convergenza.

Nella specie umana le classi non sembrano avere un fondamento biologico tanto è vero che non abbiamo difficoltà a immaginare una società senza classi. Anzi, più volte nel corso della storia e in tempi diversi gli uomini hanno provato a realizzarla, senza peraltro riuscirvi, salvo che per piccole comunità. Il tentativo più consistente si è avuto recentemente con il comunismo, tuttora in vita, anche se non si può certo dire che in esso sia scomparsa la strutturazione per classi. Ricordo di aver sperimentato io stesso, episodicamente, l’insopportabile peso della burocrazia nelle società comuniste e l’altrettanto deprimente oppressione della casta militare sia al di qua e al di là della ‘cortina di ferro’.

I termini ‘casta’ e ‘classe’ non sono certo sinonimi, diverso è l’orizzonte politico in cui si iscrivono, ma nel creare differenze e privilegi si equivalgono. La ricerca del ‘privilegio’ è tra i più efficaci motori dell’attività umana. Il concetto non troverebbe applicazione in una società di formiche, ma già tra i lupi e le iene si osserva qualcosa di simile. Le attuali ideologie egalitarie richiedono parità di diritti per tutti, dove peraltro sia ‘parità’ che ‘diritto’ che tutti’ hanno una larga banda di significati, entro cui possono aver luogo le più diverse interpretazioni. Ed è bene che sia così, sempre che sentiamo come un privilegio il fatto di non essere né formiche né scimpanzé.

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