mercoledì 11 aprile 2012

Primo commento d’autore a ‘L’Universo relazionale’

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Formalmente la serie risulta fortemente squilibrata, con un N.5 ipertrofico e scomposto in dieci sezioni, la prima delle quali genericamente distinta all’ambiente come creazione dell’uomo, le altre a sue specificazioni, ciascuna pensata come un postino a sé, più un N.6 di chiusura, di dimensioni tra il doppio e il triplo di un normale postino. Tutti peraltro sono brevi, se non brevissimi, come si conviene a un postino, ma del tutto insufficienti a una trattazione anche succinta del tema proposto. Allora questo tema non viene neppure affrontato il postino prende quasi subito altre strade. Senile incapacità a perseguire un cammino scelto? Certo, anche questo, ma soprattutto tentativo di fare di necessità virtù, di fondare una ‘forma’ sulla dispersione anziché nella concentrazione del pensiero.

Non è una novità: tutta la produzione di Nietzsche è fatta così, per non parlare dello stile gnomico cui hanno sacrificato poeti e scrittori di ogni tempo luogo. Che cosa attira tanto chi scrive; meno assai chi legge. Rare volte mi sono imbattuto in qualcuno che leggesse le Massime di La Rochefoucauld o le Xenien di Goethe e Schiller, o lo Zibaldone di Leopardi. I postini non hanno la pretesa di entrare in concorrenza con quegli illustri esempi. Semmai vogliono essere qualcosa come un’elettrogramma del pensiero, una traccia appena un poco riflessa di ciò che si affolla alla mente al semplice contatto con un argomento. Talvolta il contatto produce qualche scintilla, più spesso non fa che richiamare cose già pensate da me o da altri. Altra caratteristica di questi postini è di non distinguere gli apporti esterni da quelli della casa. È molto gratificante non distingue un pensiero proprio da uno di Aristotele o di Kant, o addirittura di percorrere un itinerario mentale di Wittgenstein pensando che sia il proprio. Forse tutto l’universo del pensiero è come un dedalo di vie percorse infinite volte senza che sia rintracciabile –o addirittura sarebbe insensato tentarlo– un primo passaggio. Può sembrare una dolorosa, non richiesta rinuncia preventiva quella al diritto di prima notte con un’idea, che tuttavia non possiamo sapere se prima che nostra non è stata di qualcun altro. Ma è una rinuncia che estende questo diritto a tutto l’universo del pensiero.

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