mercoledì 25 aprile 2012

Sembra che non se la cavino...

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Le popolazioni del Centro-America praticavano i sacrifici umani a spese dei nemici vinti, ma anche dei propri connazionali di rango inferiore. La documentazione di questo barbaro uso la troviamo sia nella ricca iconografia autoctona sia nelle testimonianze dei missionari e degli occupanti. Uso, ma perché ‘barbaro’? Quando chi lo dice ha sterminato quelle popolazioni e ne ha perseguitati i pochi discendenti fino a tutto l’Ottocento e per giunta in nome di una religione a loro estranea e ai fini di dominio e rapina. Certo, da noi quel ‘barbaro’ uso era stato rimpiazzato secoli prima dai sacrifici animali: Isacco era stato sostituito all’ultimo momento da un montone, Ifigenia era stata sottratta al carnefice da Artemide, ma la loro stessa storia lascia supporre che fino a loro anche i nostri dei pretendevano sacrifici umani. Poi la situazione si è capovolta. Con Gesù Cristo è stato il dio a sacrificarsi per gli uomini, seguito però da schiere di uomini e donne disposte a farsi sacrificare per lui. Insomma, sembra che le religioni non se la cavino senza sacrifici umani. Forse siamo pronti per un secondo passo: abolire le religioni o lasciarle sopravvivere come optional.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Davvero si può abolire la religione o relegarla a ruolo di semplice optional? Oggi molte persone lo fanno, ma non sembrano più progredite di altre. Non lo dico perchè religiosa, anzi, direi proprio di non potermi definire tale. Io credo però che il bisogno di dare un nome a quel cielo immenso che ci sovrasta, al sole, al mare, alla luna alla terra sia una caratteristica umana che nemmeno il progresso scientifico è riuscito a debellare: c'è una sorta di istinto primordiale, un qualcosa che ci riporta estremamente indietro nel tempo quasi come un ricordo d'infanzia, che c'è e che non si potrà mai cancellare. Nessun passo avanti, nessun passo indietro: ieri Ifigenia e le civiltà precolombiane, oggi i kamikaze (che sono veri e propri sacrifici umani), domani non so: è l'ansia di farsi ben volere dall'infinito e di raggiungere l'immenso su cui via via popolazioni e individui hanno proiettato la loro immagine di divinità...sembra allucinante e assurdo, ed in effetti lo è, anzi, è ancora peggio: è umano.

Alessandro ha detto...

Caro\a Anonimo\a, mi piace molto il suo punto di vista, in un certo senso, da quello che capisco, lei pensa di aver individuato un 'istinto primordiale' che spinge l'umanità alla ricerca dell'immenso infinito, nominare, catalogare, riflettere\pensare.

Si può accettare secondo lei l'idea di porre una domanda senza mai arrivare ad una risposta?

Quando dice: 'nessun passo avanti nessuno indietro' mi viene da pensare ad una sorta di circolarità comportamentale che giustifichi e dia spinta alla vita stessa.

Io l'infinito non lo capisco, a volte mi sembra di avvertirlo ma è un momento cortissimo oppure sto pensando alla morte. Come definirebbe l'infinito? E' una divinità anch'esso forse? E' talmente forte e potente come idea da renderci attivi\vivi oppure paralizzati, spaventati. Non so esattamente cosa volesse dire il Porena nel suo postino ma mi pare interessante continuare in direzione infinito, almeno per un po'.Cordiali saluti, continuerò a rifletterci.

Rigobaldo ha detto...

Gentile anonimo,

si può certo interpretare la parola 'religione' come ricerca dell'infinito, dell'immensità (etimologicamente non è nulla di diverso). Non sono mancati gli approcci mistici alla questione, anche se sono rimasti sempre minoritari.

Porena punta invece alla versione culturale, ideologica di 'religione', quella purtroppo molto più frequente nel tempo e nello spazio, che utilizza il dogma come leva per raggiungere, esercitare, conservare il potere, nel pubblico e nel privato.
In questo caso, farne a meno (nel senso di 'relativizzare') è una semplice pratica igienica (non parliamo di 'progresso', termine estremamente traditrice), cioè che ci avvicina alla sopravvivenza.

E quindi aggiungerei una ulteriore precisazione - secondo me, visto lo visto, sta agli 'infinitisti' distinguersi socialmente e politicamente dai 'teisti' (che certo, come qualsiasi partito del potere, giocano sulla confusione), e non permettere che questa loro posizione, sotto l'equivoco mantello della parola 'religione', possa essere utilizzata interessatamente, ideologicamente, dai secondi.


Si tratta di una semplice opinione senza pretese, comunque, di averla 'convinta', e ci tengo a sentire ulteriori suoi commenti.

Cordialità,

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, sono l'anonimo di ieri, e ora magari posso anche dire che mi chiamo Angela che si fa prima.
Vorrei rispondere in primo luogo a Rigobaldo, con cui mi scuso per l'evidente equivoco. Chiaramente io non intendevo parlare della religione come strumento di potere ma come dimensione spirituale, come un ente che "allaccia" (questa è la vera e propria etimologia della parola religione) gli esseri umani tra loro e al mondo circostante. Per quanto riguarda il fatto che un culto religioso diventi strumento di potere...beh, c'è poco da dire, la storia insegna che è vero, ma uno sguardo attento ci rivela che una cosa analoga, cioè una costante tensione al possesso del potere, avviene nel contesto della proprietà (chi ha di più è più potente e dunque tutti vogliono possedere di più) e in tanti altri ambiti, da quello familiare a quello politico. Dunque direi che dovendo ripulire il mondo da questa strumentalizzazione di una realtà allo scopo di conservare il potere, occorrerebbe non tanto cancellare lo strumento, di per sè innocuo, ma cambiare le ambizioni e i desideri di chi a tale scopo ne fa uso...non so se sono stata chiara: quello che vorrei dire è che, qualora all'uomo si togliesse un modo di procacciarsi e conservare il potere, subito egli ne troverebbe un altro, e dunque è la brama di potere che va cancellata, non lo strumento usato per esercitarlo. Continuerò a rispondere volentieri a eventuali osservazioni.
Vorrei ora riprendere la tematica messa in evidenza da Alessandro. Innanzi tutto: "Si può accettare l'idea di porre una domanda senza mai arrivare ad una risposta? ". La verità è che mi risulta più difficile pensare il contrario, cioè l'arrivare a una risposta. E penso che l'infinito sia proprio la quantità di domande senza risposta (chi sono, perchè vivo, cosa c'è dopo la morte ecc...) che tormentano l'uomo e per le quali egli, volendo sedare l'angoscia che suscitano, ha ideato come risposta la religione. Neanche io capisco bene l'infinito, in effetti è un po' grande rispetto a noi che siamo tanto piccoli. Lei cosa ne pensa?
cordiali saluti

Alessandro ha detto...

Penso che almeno in questa sede l'infinito tira! Viva l'infinito.
Ora come ora sto ancora cercando di afferrare tutte le precisazioni e i temi lanciati in questi commenti. Due domande e mezzo ulteriori mi vengono alla mente:

1- cosa intendiamo con la parola 'potere'?;

2- Quando afferma: "...qualora all'uomo si togliesse un modo di procacciarsi e conservare il potere, subito egli ne troverebbe un altro, e dunque è la brama di potere che va cancellata, non lo strumento usato per esercitarlo..." immediatamente penso alla parola potere come'dominio\controllo', ha quasi un'accezione demoniaca in questo contesto. Come poter cancellare una componente di questo tipo? Con quali strumenti?

2 1/2 E' bene cancellare qualcosa che ci pare in un certo qual modo il 'male'? E' possibile? E' salutare? E' onesto? E' risolutivo? Cos'è il male?

Sono purtroppo in un momento di confusione pressochè totale, mi scuso per le divagazioni e le continue domande!

A questo punto spero che esse rimangano senza risposta. Ma sono anche io convinto ci sia una differenza tra il rispondere relativizzando e non rispondere. La differenza forse sta nel processo e in quello che esso comporta...ma è sempre così? Come si fa a rimanere relativisti relativi\possibilisti o scettici\cinici e nel contempo ottimisti e attivisti? Critici ma non disfattisti? Ideologici fino a quando 'serve' (la spinta data da un'idea unica, un'ossessione...)e liberarsi di quella idea portante al momento debito per non finire nella stasi dell'abitudine, nel loop? Come si sceglie il momento giusto per 'sganciarsi'? Insomma, mi fermo.

Perdonatemi sono veramente confuso. :)