sabato 7 aprile 2012

5j) La biosfera

[367]
È l’ambiente in senso lato. Precisazione di un concetto che gli uomini hanno sempre usato: biosfera come ‘mondo dei viventi’. Non conosciamo tuttavia l’estensione di questo mondo e non sappiamo neppure se sia sferico. E poi, che ne facciamo dei ‘non viventi’? Gli assegniamo un mondo a sé o associamo anche loro al mondo nostro? Un mondo di viventi che non vive… E cosa gli manca per vivere?

L’essere? No, perché lo condivide con i viventi…
Il divenire? No, perché cambia di continuo sotto i nostri occhi.
Il moto? No, perché non c’è parte che non si muove.
L’inerzia? No, perché anzi ne è la caratteristica principale.

E allora perché distinguiamo il ‘vivente’ dal ‘non vivente’? Intanto chi distingue?

Dubito che la mosca distingua tra la mano su cui è poggiata e il tavolo su cui è poggiata la mano. Forse li distinguerà per il diverso sapore, odore, aspetto ecc., ma non certo per essere l’una vivente e l’altro no. Gliene manca il ‘concetto’. Cioè a dire, la distinzione dipende dal concetto e, poiché nel mondo il numero degli enti capaci di pensiero concettuale è presumibilmente irrisoriamente piccolo, la distinzione resta insignificante e non vale la pena parlarne.

[La parola permette di liquidare se stessa e allo stesso tempo i concetti che essa esprime. A proposito: la parola, come la musica, l’immagine visiva ecc., appartengono al mondo della vita –alla ‘biosfera’– oppure no? Un’ammonite, lo scheletro di un cane? un cristallo di calcite?]
………

Supponiamo di esserci chiariti sul concetto di ‘biosfera’, è chiaro che ne facciamo parte. Ma non siamo gli unici. La domanda è: che rapporti abbiamo con i nostri ‘fratelli’ viventi?

[La parola ‘fratelli’ suona molto francescana, eppure potrebbe –metaforicamente o anche realisticamente– non esprimere altro che un effettivo rapporto di parentela, riconducibile a qualche miliardo di anni fa, quando a una molecola di aminoacido venne in mente di duplicarsi.]

Quindi, qual’è il nostro rapporto con la biosfera?

È lo stesso di cui godono gli altri enti che la compongono? A partire almeno dall’insorgere –si suppone nei primati– del pensiero concettuale, alla biosfera ‘in quanto tale’ [ma che vuol dire?] si sono affiancati, sempre più numerosi, i duplicati che con crescente precisione ne hanno fatto le menti pensanti. La domanda allora si specifica: qual’è il rapporto tra i vari duplicati e tra questi e il prototipo?

Alla seconda parte della domanda la risposta è quasi immediata: non lo sappiamo né possiamo saperlo perché il ‘prototipo’ non è raggiungibile che attraverso dei duplicati. Più difficile rispondere alla prima parte, per la grande variabilità, nel tempo e nello spazio, di quei duplicati. L’immagine che del mondo si sono costruiti i cinesi o gli indiani è assai diversa dall’immagine costruita dagli occidentali; quest’ultima è inoltre radicalmente cambiata dal medioevo a oggi. Negli ultimi secoli abbiamo visto un avvicinarsi l’una all’altra delle varie immagini, tanto che possiamo dire che, almeno dal punto di vista fisico, oggi vediamo il mondo in modo simile. La ragione di questo avvicinamento –l’ho detto ormai più volte– sta nella sempre maggiore invadenza del numero nel nostro stile di pensiero. [Il numero, che, mentre da un lato permette un accostamento infinitesimale nella ‘realtà’, dall’altro lo fa erigendo sempre nuove barriere che ce lo impediscono]. Se quindi un avvicinamento tra i duplicati e tra questi e il prototipo c’è stato e continua nella sua marcia grazie all’aritmetizzazione della fisica, il rapporto tra la biosfera e la nostra mente resta, come per l’antico, di una complessità irraggiungibile dal numero. Di recente, se si è manifestata una forte tendenza all’unificazione delle immagini del mondo altrettanto se non più forte è stata la tendenza alla loro separazione che ci ha portato più volte sull’orlo di una catastrofe planetaria evitata più per caso che per la nostra illuminata intelligenza. L’attuale problema consiste quindi nel comporre queste divergenti tendenze sfruttando il piccolo angolo che le allontana dal perfetto allineamento (dallo scontro frontale).

[Credo che avremmo tutto da guadagnare –a cominciare dalla sopravvivenza– se i nostri politici, anziché di se stessi e delle loro maggioranze, si occupassero di come mantenere le diversità culturali pur componendole metaculturalmente in ‘un’unità complessa di ordine superiore’. Detta così, sembra quasi che io o qualcun altro sappia come fare. L’immagine di ‘un’unità complessa di ordine superiore’ è solo una metafora, dietro la quale allo stato attuale non c’è nulla e tutto è da costruire. Abbiamo solo l’immagine, e questo è decisamente troppo poco.]

Non c’è però solo da considerare il rapporto tra le nostre immagini del mondo (cioè, in definitiva, tra di noi), c’è anche il rapporto tra noi e la biosfera, che conosciamo poco e pensiamo di poter sfruttare a nostro piacimento. Quanto sia folle questo pensiero, la biosfera ce lo dice, anzi ce lo mostra ogni giorno. E non siamo che all’inizio dei cambiamenti che ci siamo proposti di fare; e di quelli che, senza esserceli proposti, stanno avvenendo per causa nostra. Al primo punto metterei l’aumento della popolazione umana; al secondo l’aumento della produzione globale (che è legata al punto precedente ma anche alla crescita del welfare). Se è vero che siamo troppi e consumiamo troppo, è anche vero che il consumo avviene in maniera intollerabilmente sperequata. L’entità di molti, troppi, guadagni –comunque illeciti se commisurati al lavoro per cui sono stati elargiti– è tale da rendere l’intero ‘sistema’ intimamente instabile e in grave pericolo di crollo. E non è solo l’ingiustizia sociale a farci temere una reazione incontrollabile, è l’insulto al nostro pianeta, all’intera biosfera che ci mette al rischio di una catastrofe ambientale contro cui ben poco potremmo fare. Non possiamo essere sicuri di una catastrofe del genere; anche a buttarsi dal decimo piano non c’è da essere sicuri dell’esito, ma perché provarci se non siamo interessati al suicidio?

A quanto pare, né i rapporti interspecifici né quelli tra noi e il mondo dei viventi e non viventi può dirsi idilliaco. Così non è sempre stato, fino all’avvento dell’era tecnologica, diceva, se non altro tra noi e l’ambiente, un clima di rispetto reciproco, ogni tanto rotto da occasionali intemperanze di quest’ultimo (terremoti, inondazioni…), che tuttavia non hanno mai attentato alla sopravvivenza di tutti gli abitanti della biosfera. Oggi un simile attentato sembra possibile, perpetrato dall’animale che si ritiene privilegiato al punto di non tener conto di tutti gli altri e neppure dell’ambiente che gli consente di vivere. Non so se quest’animale merita di sopravvivere [perché, vive solo chi lo merita?]; non so neppure se, qualora lo meritasse, sarebbe abbastanza intelligente da riuscirci.

[Fine della serie di postini intitolata
L’UNIVERSO RELAZIONALE
(una fantasia antropologica)]

Cantalupo, 21 settembre 2010

Nessun commento: