martedì 17 aprile 2012

… il primo chiude là dove la seconda apre

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La struttura ‘aperta’ di questi postini (per lo meno di alcuni) si riflette talora anche nella loro ‘forma’ (o ‘non forma’). Ne è un esempio il postino precedente. Infatti:
• Lo spunto iniziale. “Le cose che penso sono o non sono le stesse?” cede quasi subito a una riflessione sui ‘meccanismi mentali’ che uniscono e disgiungono.
• Viene tematizzata la priorità tra ‘concetto’ e ‘parola’, il primo chiude là dove la seconda apre.
• Si finge un dialogo, cui si aggiunge un terzo personaggio, che prima riporta semplicemente il dialogo, poi esce di scena per interpretarlo.
• Quindi assume il ruolo del ‘difensore della parola’, e il dialogo prosegue…
• … subito interrotto definitivamente.

Mi domando –e passo al ricevente– quando e perché servirsi di strutture ‘aperte’?

Se uno non vuole prendere posizione, perché non tace e basta? Forse è più utile (a chi?) Presentare le posizioni alternative, che assumerne una in proprio…

O la coesistenza di due posizioni alternative ne genera delle altre?

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