domenica 3 ottobre 2010

Ancora qualche riflessione su Arterie


Particolarmente notevole nello svolgimento delle quattro giornate è stata, a quanto in molti mi hanno riferito, l’atmosfera di gioiosa serenità che ha accompagnato tutte le prestazioni. Nessuna competitività, nessun desiderio di primeggiare, ma soprattutto nessun interesse economico in gioco: l’immagine di un mondo inesistente ma possibile, la dimostrazione che anche in una società impostata sul guadagno c’è chi lo propone ad altri interessi, altre gratificazioni. Secondo gli studiosi delle interrelazioni umane, il fattore economico sarebbe dominante e avrebbe nella produzione materiale il suo motore. Sappiamo però da sempre (e Arterie non fa che confermarlo) che, anche in tempi di recessione -e forse soprattutto in questi-, l’umana volontà di essere e di manifestarsi trova altri canali di attuazione che non siano il guadagno, la crescita economica. Oggi non c’è forza politica che non punti alla crescita, quasi che senza di essa non sia possibile la sopravvivenza; quando piuttosto è molto probabile il contrario, che, su un pianeta piccolo e delle risorse per forza di cose limitate, una crescita illimitata della popolazione, dei suoi bisogni e dei consumi porti alla rapida estinzione della specie responsabile di questo ‘errore’. “Chi si ferma è perduto” si diceva un tempo, e possiamo anche dirci d’accordo, ma oggi ‘fermarsi’ vuol dire conservare e seguire il modello della crescita infinita, modello inadatto alla sopravvivenza.

Non chiedetemi quale sia il modello giusto. Non lo so. So solo che dobbiamo costruirlo. Qualche suggerimento lo troviamo sparso per il mondo, anche qui, a casa nostra.

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