martedì 5 ottobre 2010

Differenziazione culturale mancata



Molto bene costruito, il discorso di Fini, ben argomentato, ben esposto. Il discorso di un politico di destra, non imbonitore e palesemente falso come quelli di Berlusconi e neppure abborracciato e populista ai limiti dell’analfabetismo, come quelli di Bossi, ma pur sempre bassamente nazionalista e patriottico. Sembra impossibile che una persona intelligente, sorvegliata, credo anche onesta e convinta di ciò che dice, quale Fini si è da sempre mostrato ai suoi elettori, sia restato ancorato a posizioni ideologiche decisamente indifendibili e fuori tempo. Non voglio usare per lui la qualifica politica di ‘fascista’, troppe sono le volte in cui Fini ha preso pubblicamente la distanza da quel regime, il cui principale difetto è stato quello di essere, appunto, un regime in un tempo che ragionava ormai in termini di democrazia. Credo anche nella sincera democraticità di Fini, ma questo non lo assolve ai miei occhi dall’esserlo in una forma ancora una volta fuori tempo. Essere nazionalisti, patriottici, seppure entro un orizzonte democratico, vuol dire, a mio parere, aver male interpretato un’esigenza, oggi ovunque avvertibile, di differenziazione, di policentricità culturale da opporre alla monocultura imposta dal modello unico del capitalismo concorrenziale di stampo americano.

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