sabato 30 ottobre 2010

SÌ allo studio della materia


I progressi compiuti dall’uomo nello studio della materia durante i due ultimi secoli sono stupefacenti se paragonati al ritmo delle scoperte registrato nei millenni precedenti. Evidentemente non c’è un parallelismo tra lo sviluppo della mente e quello della conoscenza. Stando a ciò che si ricava dalle testimonianze letterarie, filosofiche, artistiche e matematiche, la mente comune ha raggiunto il suo attuale livello già molti millenni fa. Non così il sapere scientifico che, nonostante lo sviluppo dello strumento matematico (che si è dimostrato indispensabile all’indagine del mondo e della materia), si è arrestato ai suoi primordi. Che cosa è mancato per equiparare il sapere al suo strumento? Azzardo una risposta che molti non condivideranno: la libertà di usarlo. E chi ha negato agli uomini la libertà di uso delle loro menti?Leggere di più ...Il potere, che ha preferito rinunciare a questo strumento piuttosto che correre il rischio di esserne sopraffatto.
Una cosa il potere teme più di un potere avverso: l’intelligenza diffusa e perciò non controllabile. E così ha inventato religioni e ideologie entro cui incanalare un sapere dogmatizzato e immutabile. Ma non ha fatto i conti con la spinta autonoma, anarchica del pensiero stesso che, non appena apertosi quasi per caso uno spiraglio nel muro compatto del potere, ha compiuto l’irruzione che lo ha portato a un primo effettivo contatto con la complessità del reale, con la materia non ideologizzata. Non una materia creata da Dio, quindi indagabile senza offesa per nessuno; ciononostante il potere sta tentando di riguadagnare il terreno perduto ricostruendo la vecchia immagine, ma soprattutto impedendo alle menti di cancellarla definitivamente. In questo c’è un singolare accordo tra ideologie anche diversissime, incompatibili tra loro: sbarrare la via alla conoscenza del mondo e della materia.
Si obietterà che innumerevoli sono le vie aperte a tale conoscenza e anche i nostri sistemi di comunicazione di massa non le ignorano. Vero, ma quante persone nel mondo vengono raggiunte dalle indispensabili informazioni? Una minoranza ininfluente. E non è tanto la mancanza di informazione che paralizza le menti quanto il persistere di sistemi inibitori – soprattutto le religioni monoteiste. Particolarmente responsabili di questo stato di cose sono le scuole, ovunque legate al potere localmente dominante, ma ovunque ostili allo sviluppo autonomo del pensiero.

Nessun commento: