martedì 12 ottobre 2010

SÌ alla pace



Suona quasi come un’ovvietà su cui è vana retorica insistere ...

Ed effettivamente le invocazioni alla pace risuonano in ogni tempo e luogo (anche e soprattutto quando l’aria è piena dei suoni contrari), cosicché la parola stessa suona falsa: un’ovvietà, e per giunta falsa ...

Bisognerebbe realizzarla senza parlarne.

Perché la pace si realizzi debbono essere d’accordo tutti i contendenti. Basta che uno non lo sia, ed ecco fermarsi due schieramenti, l’uno favorevole, l’altro contrario al dissidente, e della pace resta solo la vuota parola.

Eppure oggi la pace non è un optional, ma un imperativo categorico, la cui inosservanza si paga in miliardi di vite umane se non con l’estinzione totale della specie. Non ne abbiamo la certezza, ma il rischio lo conosciamo tutti. E ognuno pensa che alla fine sarà qualcun’altro a pagare e, guarda a caso, proprio noi la scamperemo! Il guaio è che anche gli altri pensano così. Solidarietà intraspecifica!

Per molti, troppi, l’espressione “sì alla pace ...” va integrata con “... alle mie condizioni”. Altrimenti: “sì alla guerra, ma sei tu che l’hai voluta!”

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