martedì 26 ottobre 2010

SÌ a un limite nell’avere


Nell’era del capitalismo più sfrenato la sola idea di mettere un limite all’avere suona quasi come una bestemmia. C’è libertà se non siamo liberi nel possesso? Già siamo ciò che siamo e non ci è concesso essere di più; almeno che non vi siano limitazioni alla nostra capacità di accrescere il nostro avere. L’essere ci viene imposto dalla natura o giù di lì, l’avere siamo noi a fabbricarlo con le nostre capacità, il nostro lavoro, la nostra intelligenza. Tutt’al più possiamo ammettere qualche limitazioni all’avere ottenuto senza un impegno personale: avere ereditato, vinto alla lotteria, trovato per caso. Non so se ci sia qualcuno che pensa così. Vediamo però quotidianamente che sono in molti ad agire come se pensassero così. Il nostro sistema tributario sembrerebbe improntato a un limite per l’accrescimento incontrollato sia del capitale che del reddito, ma non si contano gli stratagemmi per sfuggire a questo limite. La sua osservanza penso comunque che sarebbe assai meglio garantita da un’intima convinzione che da leggi e controlli esterni, ma come arrivare a un’intima convinzione? Promuovendo una cultura del limite. Fino allora però considerando l’eccesso di avere un furto alla collettività e agendo di conseguenza.

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