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Il lettore si sarà
accorto che questi postini sono quasi tutti costruiti su un medesimo schema:
viene affermato, seppure in via ipotetica, qualche cosa. Se ne ricerca una
dimostrazione, quanto meno una giustificazione. Infine le si oppone
un’affermazione contraria o per lo meno si fa nascere un dubbio.
Perché questa
uniformità progettuale, anche se nascosta sotto una variabilità di superficie?
Anzitutto farei bene
ad ammettere che una variazione di superficie è alquanto più agevole di una in
profondità. Mozart per esempio mantiene spesso i tipi armonici, melodici,
formali a lui consueti, e con questi scrive Don
Giovanni, Così fan tutte e il Flauto
magico, tre oggetti culturali profondamente diversi; Beethoven diversifica
le sue Sinfonie sia per linguaggio
che per visione del mondo. Al tempo di Bach, anche la diversità è in certo qual
modo tipizzante sia esteriormente che nelle intenzionalità espressive.
Stravinsky utilizza addirittura linguaggi diversi e di lui si può dire con
quale ragione che non si identifica con nessuno o che si identifica con tutti.
Nell’assai più modesto caso mio vorrei tacere dell’aspetto musicale e anche di
quello letterario, limitando la mia osservazione ai soli postini, di cui ho già osservato l’uniformità
progettuale.
Non è solo la più
agevole variabilità di superficie che mi ha indotto a coltivarla di preferenza
rispetto a una più approfondita ricerca di altre vie più attente all’essenza.
Ci sono anche altre ragioni che vorrei dire di politica educativa –da sempre al
centro dei miei interessi– ed è a questa che ho dedicato buona parte dei miei
scritti pedagogici e teorici.
Il mondo di oggi
tende pericolosamente all’uniformità culturale. Perché dico pericolosamente?
Non è un bene che con la diversità diminuiscano anche le occasioni di
conflitto?
Non credo sia così. I
conflitti nascono più dalla concorrenza, cioè da identiche finalità perseguite
con diversa intensità, che da diversità di obiettivi. Questi non solo sono oggi
analoghi per tutti e si chiamano genericamente ricchezza e potere; ma anche i
mezzi per realizzarli sono suppergiù gli stessi e non tutti hanno il dono della
trasparenza. Anzi la maggior parte ha bisogno di leggi ad hoc per rendersi accettabili dalla società. Per queste ragioni
l’uniformità degli obiettivi ha come conseguenza l’uniformità dei mezzi e la
concorrenza.
- E a questa uniformità vorresti aggiungerne un’altra, quella dell’opposizione? (Il discorso sembra farsi politico, anzi partitico, ma la sua ambizione è di essere più generale, metapolitico per così dire). Ciò che serve è la diversità, comprendente anche, come caso particolare, l’uniformità.
- E allora, perché non la usi, questa diversità; è da una vita che vai proponendo sempre la stessa cosa.
- Alludi a IMC?
- Non alludo. Constato.
- È molto difficile
non opporre a un’uniformità un’altra uniformità.
Ci provo, ma non ci riesco. - Ma è proprio questo ciò che non devi fare: opporti!
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