Io fotografato dalla sonda Galileo – fotografia di Michael Benson
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Siamo così arrivati a
un punto che mi sta particolarmente a cuore e al quale ho dedicato, credo, la
parte migliore del mio lavoro: la ricerca e la pratica formativa a livello
culturale di base. Due parole esplicative per chi non avesse avuto la ventura
di imbattersi nell’attività didattico-pedagogica di qualche operatore del Centro Metaculturale o in qualcuno dei
numerosi scritti che la documentano.
Anzitutto va
precisato che, pur essendo ex professo un
compositore di musica, negli ultimi vent’anni la mia principale attività si è
rivolta piuttosto alla politica educativa che al mondo dei suoni. Credo anche
che in questo settore io abbia avuto la fortuna di individuare, con l’aiuto di
una moltitudine di collaboratori dai quattro anni in su, un orientamento
formativo particolarmente consono alla drammatica crisi culturale che ha
investito il mondo intero con la sparizione del modello antagonista al
capitalismo. Filosoficamente questa sparizione ha significato la resa
incondizionata al potere del denaro e la rinuncia alla nostra specificità
umana, sostituita per così dire da una specificità monetaria, che ha reso però
anche possibile l’emergere di una cultura alternativa benché minoritaria, ora
però necessaria alla nostra sopravvivenza. Noi l’abbiamo chiamata Ipotesi Metaculturale, ma non l’abbiamo certo inventata, bensì trovata tra
gli scarti di altre culture, assai più forti.
Ma non è di filosofia
che vogliamo parlare. Quando si tratta di sopravvivenza, occorre incidere sul
reale in maniera assai più diretta.
“E IMC sarebbe una
via più diretta?”
Non certo nelle sue
formulazioni teoriche, che aspirano al punto più basso del pensiero debole, ma
nelle sue conseguenze operative, politiche, come quando elabora percorsi
educativi che prescindono dall’indottrinamento, addirittura dal primato del
sapere, al posto del quale rivendichiamo il ruolo del pensiero, o quando
promuovono l’attività formativa anche e soprattutto come autoformazione, la cui
priorità è giustificata dall’essere rivolta al domani, a un tempo cioè non
ancora inquinato dall’urgenza dell’oggi. La politica odierna sembra per contro
essere incentrata sull’oggi, sul ‘tutto e subito’, proprio perché la strategia
educativa mira al successo immediato, al superamento di un esame, non al
rafforzamento di capacità riflessive e propositive. In sostanza IMC
secondarizza il presente nei confronti del futuro anche se, per realizzare
quest’ultimo, lavora più sull’utopia che sulla realtà.
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