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Neppure la politica è
in questa sede l’obiettivo proprio della mia riflessione, bensì la didattica,
una didattica comparativa, interdisciplinare, volta a mettere in rilievo le
concordanze di pensiero piuttosto che le specificità. Il pensiero tiene conto
anche di quello che l’attuale situazione privilegia, per ben note ragioni: i
tentativi unificanti, anziché quelli divergenti; e così siamo interessati,
nelle pratiche discorsive che la scuola promuove, in particolare alle
convergenze procedurali tra attività in apparenza assai lontane. Così la
composizione musicale sembra non avere niente in comune con quella
grafico-pittorica, eppure fin dal 1979 abbiamo condotto in parallelo corsi di
aggiornamento per insegnanti elementari con risultati assai convincenti. Pur
non essendo direttamente confrontabili per l’eterogeneità dei materiali e dei
sensi preposti alla loro fruizione, i prodotti hanno chiaramente mostrato
l’analogia degli itinerari mentali percorsi e dei criteri comparativi
utilizzati. Si va da quelli più basilari e intuitivi del tipo più/meno, uguale/diverso, a strutture complesse, la cui logica rivela buone
analogie anche a un’analisi più approfondita. Le diversità di grammatica,
perfino di linguaggio, non ostacolano il riconoscimento di quelle analogie,
solo che l’attenzione sia indirizzata ad esse. Intere forme possono rendersi
evidenti pur nella diversità sia dei materiali, sia della gestualità che le ha
prodotte. Altrettanto variabile può essere la modalità produttiva senza che per
questo venga alterata la logica percettiva. Un’identità viene percepita quale
che sia l’organo che la percepisce.
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