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Quella che abbiamo
narrato non è l’unica leggenda sui postini. Poiché questi sono diffusi presso
tutti i popoli, anche le leggende che ne parlano sono innumerevoli. Alcune
hanno piuttosto l’aspetto di teorie filosofiche o di credenze religiose, ad
esempio l’idealismo; altre si ammantano di rigore scientifico come la
psicanalisi o la moderna analisi delle funzioni cerebrali; altre hanno
carattere storico-documentario, altre infine ne perseguono lo studio fino ai
livelli quantici. La maggior parte di coloro che se ne occupano non accetterà
certo di chiamarle ‘leggende’ benché il loro livello di attendibilità non vada
molto oltre. In particolare le nozioni che vengono trasmesse ai bambini dalla
prima età scolare sono effettivamente piuttosto leggende che dati osservativi.
Poco male, si dirà, dopo i dieci anni nessuno crede più ai sette nani. L’adulto
crede però ad altre fiabe non meno incredibili, per il semplice fatto che il
modello trasmissivo della fiaba si è ormai radicato in lui senza che la scuola
o chi per lei si sia presa la briga di neutralizzarlo. Molto di ciò che la
scuola insegna conserva il carattere fideistico dei primi ‘dati’ appresi.
Ovviamente, non ci sarebbe niente di male se, assieme ai dati, venisse
trasmessa anche la cornice ipotetica in cui il dato, ogni dato, si iscrive. Il
bambino non può crescere in un universo ipotetico, privo di certezze, anche di
quella che nulla vi sia di certo: ne va della sua solidità di individuo, di un
corretto sviluppo della sua personalità che, senza punti sicuri di riferimento,
rischia di perdersi in un universo isotropo, adirezionale. Ma allora, anziché
soccorrerlo con immagini false e improbabili, non allenarlo a una ‘realtà’
probabilistica, unica ‘certezza’ di cui disponiamo. Gli verrebbero risparmiate
molte delusioni, molti passi falsi e nel contempo lo vedremmo rafforzarsi
nell’accettazione di un mondo privo di appigli che non si trovino in lui
stesso. E l’individuo, la personalità forte e solida non può essere quella che
si appoggia alla fede e neppure ai fatti, ma è quella che sa farne a meno…
C’è bisogno di personalità solide e forti?
Non bastano le
persone così come sono?
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