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Nel corpo le varie
parti che lo costituiscono sono abbastanza ben distinte per posizione, forma e
funzione, al punto che sappiamo nominarle separatamente: gambe, braccia, occhi,
orecchi, ma anche fegato, reni ecc. Più difficile comprenderne le connessioni,
le interdipendenze, le funzioni in rapporto a un tutto che chiamiamo
‘individuo’ e che a sua volta non è che parte di un altro tutto: zoologicamente
la specie animale, politicamente la società umana. Sappiamo bene che le
parole non designano univocamente degli oggetti, ma disegnano più o meno
arbitrariamente delle frontiere, così ‘creando’ appunto gli oggetti. Noi però
li prendiamo per buoni e li
iscriviamo in un universo che chiamiamo ‘realtà’. Questo semplifica enormemente
la cosa, però talvolta ne ostacola una comprensione più approfondita. Così la
medicina distingue accuratamente i componenti dell’universo corpo, ma le sfuggono spesso appunto le
connessioni.
Più grave quando sfuggono le connessioni a un livello superiore,
quando cioè non ci accorgiamo o non vogliamo accorgerci di ciò che un nostro
intervento produce a un tutto che non siamo noi come individui, ma noi come
società, come specie zoologica. Ogni volta che frazioniamo un ‘tutto’, è bene
che non perdiamo di vista la sua unità primaria, a cui conviene che facciamo
ritorno quando le parti tendono a sgretolarsi.
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