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Ho ripreso nel
postino precedente una metafora già utilizzata in una storiella per bambini, scritta nel 1984. Posso anche dirvi che ho
incontrato due volte lo stesso pensiero, e allora non è molto importante che il
pensiero sia mio o di un altro. Ciò che conta è il rafforzamento del pensiero
attraverso la ridondanza in contesti diversi. Se il contesto fosse lo stesso o
molto simile, avremmo la semplice ripetizione di una sequenza stimolo – risposta che aggiungerebbe poco o niente alla sua prima comparsa.
Vale la pena comunque
osservare la molto maggiore incisività dell’originale, in cui si riscontra
qualcosa come il piacere di una scoperta, di un’invenzione. Probabilmente
un’invenzione analoga si è avuta più volte nel mondo, senza però che io lo
sapessi. Non conta ciò che accade ma il sapere che accade. Non il fatto, ma l’informazione del fatto. Su questo
equivoco si fondano molti scambi comunicazionali del nostro UCL. In alcuni casi
siamo coscienti dell’equivoco perché lo vediamo far parte di una finzione
concordata (cinema, teatro, letteratura, narrativa); altre volte lo subiamo,
più o meno consenzienti; come, quasi di norma, nel gioco politica e allora
vince di solito chi gioca più sporco.
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