mercoledì 1 agosto 2012

Acqua passata

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Ho iniziato questa maxi serie di novanta postini nel nome, pressoché insignificante, di Silvio Berlusconi. Ma come posso considerarlo ‘insignificante’, quando da quasi un ventennio il suo nome occupa la prima pagina dei nostri giornali, e non solo di questi? E non basta: va riconosciuto che da quando  è ‘sceso in campo’, occupa anche la mente degli italiani, compresi coloro che vorrebbero occuparla con tutt’altro. Né il suo pensiero né le sue azioni danno ragione di questo fenomeno.
Converrà quindi rifletterci su, non tanto per capire come sia potuto accadere ma per prevenire dalle ricadute che potrebbero essere fatali. Ricadute non sulla persona che oggi è storicamente superata, ma nella trappola che ha rappresentato, come a suo tempo altri leader ben altrimenti pericolosi. Non sono per altro convinto della sua minor pericolosità. Questa tuttavia non attiene più alla persona, come nel caso di Hitler o Stalin, ma a un modello di socialità che per suo tramite è andato diffondendosi in un’Italia dove lo si riteneva ormai acqua passata. Parlo del modello economico-culturale del capitalismo liberal-democratico col suo corollario della crescita infinita. È a questo modello più che non alla figura casuale di un Berlusconi conviene ora indirizzare la nostra attenzione.

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