Ho
iniziato questa maxi serie di novanta postini nel nome, pressoché
insignificante, di Silvio Berlusconi. Ma come posso considerarlo
‘insignificante’, quando da quasi un ventennio il suo nome occupa la prima
pagina dei nostri giornali, e non solo di questi? E non basta: va
riconosciuto che da quando è
‘sceso in campo’, occupa anche la mente degli italiani, compresi coloro che
vorrebbero occuparla con tutt’altro. Né il suo pensiero né le sue azioni
danno ragione di questo fenomeno.
Converrà quindi rifletterci su, non tanto per capire
come sia potuto accadere ma per prevenire dalle ricadute che potrebbero
essere fatali. Ricadute non sulla persona che oggi è storicamente superata,
ma nella trappola che ha rappresentato, come a suo tempo altri leader
ben altrimenti pericolosi. Non sono per altro convinto della sua minor
pericolosità. Questa tuttavia non attiene più alla persona, come nel caso di
Hitler o Stalin, ma a un modello di socialità che per suo tramite è andato
diffondendosi in un’Italia dove lo si riteneva ormai acqua passata. Parlo del
modello economico-culturale del capitalismo liberal-democratico col suo
corollario della crescita infinita. È a questo modello più che non alla
figura casuale di un Berlusconi conviene ora indirizzare la nostra
attenzione.
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mercoledì 1 agosto 2012
Acqua passata
[414]
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