mercoledì 15 agosto 2012

Normalmente, l'avidità

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Una politica sensata non può oggi essere nazionale, neppure quando le nazioni hanno le dimensioni –in chilometri quadrati e numero di abitanti– dell’India, Cina, Russia. Gli stessi Stati Uniti o l’Unione Europea, presi a se, sono più un pericolo per l’umanità che un sostegno. Non per nulla sono sorte a suo tempo la ‘Società delle Nazioni’ e ai giorni nostri l’ONU. Ma la loro efficienza ai fini della pace mondiale –ed è questa che ci dovrebbe interessare più di tutto– è piuttosto scarsa. La ‘Società delle Nazioni’ non è valsa ad evitare la Seconda Guerra Mondiale, l’ONU le molte guerre scoppiate tra Asia e Stati Uniti con largo concorso dell’Europa, o l’interminabile conflitto arabo-palestinese, per non parlare delle ‘guerre dimenticate’ con milioni di morte in Africa.
Che cosa impedisce agli uomini di trovare un accordo di pacifica convivenza su questo piccolo pianeta?
È presto detto: normalmente l’avidità, economicamente il ‘di più’. Che popolazioni povere, mancanti del necessario, aspirino al ‘di più’ è ovvio, che lo facciano anche nazioni ben più ricche del necessario è irresponsabile, data la finitezza delle risorse terrestri. Il problema non è economico né politico.
È culturale.

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