venerdì 24 agosto 2012

... abolire questi due verbi...


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(…prosecuzione dello stesso circuito autogenerativo)

-      C’è pero anche un altro modo di considerare la cultura, né come ‘privilegio’, e neppure come ‘capitale da redistribuire’. Ma, semplicemente come ‘stile di vita’ di una certa popolazione.
-      Concezione antropologica della cultura: insieme delle abitudini, credenze, pratiche sociali che caratterizzano un gruppo umano.
-      Quindi non più ‘cultura’ in generale ma pluralità di ‘culture’.
-      E qui cominciano i guai. Ognuno di esse specie se adiacente o comunque prossima a un’altra, pretende di egemonizzarla, quando non di assoggettarla del tutto. Questo per due ragioni principali: perchè è diversa –e la diversità è concepita come nemica– e perchè possiede cose che noi non possediamo, per esempio il territorio su cui vive.
-      Di queste ragioni l’una dipende dal verbo ‘essere’ –è una cultura diversa– l’altra dal verbo avere –ha ciò che io non ho. Basterebbe abolire questi due verbi e tutto sarebbe risolto.
-      Forse basterebbe ‘relativizzarli’, cioè togliergli l’arma dell’assolutezza...
-      ... già, ma quell’arma la reclamiamo per noi e non vogliamo riconoscere all’altro il diritto di averla anche lui.
-      D’altronde se l’avessimo gli uni e gli altri ci sarebbe lo scontro e nulla sarebbe risolto.
-      Il discorso da culturale si è fatto politico.
-      In sintesi: tutte le culture hanno diritto di esistere, purché disposte a riconoscere lo stesso diritto alle altre...
-      ... anche se prevedono la lapidazione delle adultere...
-      …o in generale la pena di morte?
-      Che cambierebbe se non riconoscessimo questo diritto? Quelli ne farebbero uso lo stesso e a noi non resterebbe che contestarglielo con la forza.
-      Cioè con la guerra. Quindi non c’è via di uscita?
-      Non abbiamo certezza che vi sia, se però cominciassimo ad abolire le nostre assolutezze, è più probabile che lo facciano anche gli altri.
-      Già il fatto che ci distinguiamo dagli ‘altri’ chiamandoci ‘noi’ non è un buon inizio. Dovremmo chiamarci tutti ‘noi’ con le distinzioni interne: ‘quelli di noi che...’ (per esempio ‘approvano la pena di morte’) e ‘quelli di noi che non l’approvano’. È probabile che questa rinuncia al giudizio induca ad un ripensamento che conserverebbe comunque qualche vita all’umanità...
-      ... che però è già tanto numerosa da non averne bisogno.
-      Scusa, ma questa la prendo come una battuta... 

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