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(…prosecuzione
dello stesso circuito autogenerativo)
- C’è
pero anche un altro modo di considerare la cultura, né come ‘privilegio’, e
neppure come ‘capitale da redistribuire’. Ma, semplicemente come ‘stile di vita’
di una certa popolazione.
- Concezione
antropologica della cultura: insieme delle abitudini, credenze, pratiche
sociali che caratterizzano un gruppo umano.
- Quindi
non più ‘cultura’ in generale ma pluralità di ‘culture’.
- E
qui cominciano i guai. Ognuno di esse specie se adiacente o comunque prossima a
un’altra, pretende di egemonizzarla, quando non di assoggettarla del tutto.
Questo per due ragioni principali: perchè è diversa –e la diversità è
concepita come nemica– e perchè possiede cose che noi non possediamo, per
esempio il territorio su cui vive.
- Di
queste ragioni l’una dipende dal verbo ‘essere’ –è una cultura diversa– l’altra dal verbo avere –ha ciò che io non ho–. Basterebbe abolire questi due
verbi e tutto sarebbe risolto.
- Forse
basterebbe ‘relativizzarli’, cioè togliergli l’arma dell’assolutezza...
- ... già,
ma quell’arma la reclamiamo per noi e non vogliamo riconoscere all’altro il
diritto di averla anche lui.
- D’altronde
se l’avessimo gli uni e gli altri ci sarebbe lo scontro e nulla sarebbe
risolto.
- Il
discorso da culturale si è fatto politico.
- In
sintesi: tutte le culture hanno diritto di esistere, purché disposte a
riconoscere lo stesso diritto alle altre...
- ... anche
se prevedono la lapidazione delle adultere...
- …o
in generale la pena di morte?
- Che
cambierebbe se non riconoscessimo questo diritto? Quelli ne farebbero uso lo
stesso e a noi non resterebbe che contestarglielo con la forza.
- Cioè
con la guerra. Quindi non c’è via di uscita?
- Non
abbiamo certezza che vi sia, se però cominciassimo ad abolire le nostre
assolutezze, è più probabile che lo facciano anche gli altri.
- Già
il fatto che ci distinguiamo dagli ‘altri’ chiamandoci ‘noi’ non è un buon
inizio. Dovremmo chiamarci tutti ‘noi’ con le distinzioni interne: ‘quelli di
noi che...’ (per esempio ‘approvano la pena di morte’) e ‘quelli di noi che non
l’approvano’. È probabile che questa rinuncia al giudizio induca ad un
ripensamento che conserverebbe comunque qualche vita all’umanità...
- ... che
però è già tanto numerosa da non averne bisogno.
- Scusa,
ma questa la prendo come una battuta...
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